Sabato 7 maggio 2016, a Roma, h. 15 in Piazza della Repubblica: mentre i negoziati per il TTIP sono in una fase decisiva finalmente l'Italia scende in piazza con una grande manifestazione nazionale, come già avvenuto in molti altri paesi in Europa e negli USA (vedi anche la manifestazione europea dell'11 ottobre 2014).
Tra Unione Europea e USA si sta negoziando da quasi 3 anni il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), il cui obiettivo, al di là della riduzione dei già esigui dazi doganali, è di ridefinire le regole del commercio e dell’economia mondiale, anche attraverso l’armonizzazione di regolamenti, norme e procedure su beni e servizi prodotti e scambiati nelle due aree. Ma non è una mera questione tecnica.
Il TTIP minaccia di incidere pesantemente su tutti gli aspetti del nostro quotidiano: alimentazione e sicurezza alimentare, prospettive di sviluppo economico e occupazionale, lavoro, diritti e beni comuni, gestione dell'ambiente e della salute; tutti temi che verrebbero armonizzati al ribasso, facendo fare a entrambi i continenti (Europa e Usa), notevoli passi indietro nelle rispettive conquiste di civiltà. Ci sarebbe ancora molto da ragionarci, da trattare e da correggere; ma benché le trattative siano ben lungi dal trovare un accordo su molti punti, si rischia un accordo frettoloso, voluto perché le trattative siano concluse prima che le elezioni statunitensi entrino nel vivo. E un accordo quadro generico consentirebbe, poi, di procedere alla definizione dei dettagli attraverso tavoli “tecnici” operanti con modalità ancor più segrete e opache di quelle, già gravissime, adottate fin qui.
Il TTIP minaccia di incidere pesantemente su tutti gli aspetti del nostro quotidiano: alimentazione e sicurezza alimentare, prospettive di sviluppo economico e occupazionale, lavoro, diritti e beni comuni, gestione dell'ambiente e della salute; tutti temi che verrebbero armonizzati al ribasso, facendo fare a entrambi i continenti (Europa e Usa), notevoli passi indietro nelle rispettive conquiste di civiltà. Ci sarebbe ancora molto da ragionarci, da trattare e da correggere; ma benché le trattative siano ben lungi dal trovare un accordo su molti punti, si rischia un accordo frettoloso, voluto perché le trattative siano concluse prima che le elezioni statunitensi entrino nel vivo. E un accordo quadro generico consentirebbe, poi, di procedere alla definizione dei dettagli attraverso tavoli “tecnici” operanti con modalità ancor più segrete e opache di quelle, già gravissime, adottate fin qui.
Questo sarebbe il miglior modo per depotenziare la protesta cha da 3 anni si estende a macchia d’olio su entrambe le sponde dell’Atlantico (in Italia con la campagna #stop-TTIP).
Una battaglia che ha unito comitati, associazioni di movimento, organizzazioni contadine e sindacali, consumatori, cittadine e cittadini, nel rivendicare appunto trasparenza e contestare la segretezza in cui si è sviluppto il negoziato sul TTIP.
Per saperne di più: sabato 7 maggio 2016 il Manifesto è in edicola con uno speciale di 40 pagine sul tema.
Una battaglia che ha unito comitati, associazioni di movimento, organizzazioni contadine e sindacali, consumatori, cittadine e cittadini, nel rivendicare appunto trasparenza e contestare la segretezza in cui si è sviluppto il negoziato sul TTIP.
Per saperne di più: sabato 7 maggio 2016 il Manifesto è in edicola con uno speciale di 40 pagine sul tema.
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