martedì 31 marzo 2015

Nominare il femminile. O considerarsi esterne all'umanità e non saperlo

Per inciso, complimenti a Littizzetto e al suo autore per il qualunquismo dimostrato sul linguaggio e la declinazione al femminile. 
Ma la faccenda merita più di un inciso. Per inciso, Littizzetto, lo sapevi che nella civiltà Moso i termini padre e stupro non esistono? Un'assenza che non è un vezzo-femminista-cretino, ma espressione [conseguenza e genesi] di una cultura non-violenta per cui i figli non sono considerati proprietà dei singoli, e gli esseri non possono essere posseduti - in altre parole in cui non si manifestano pulsioni predatorie. Non dovrebbe essere necessario scomodare la filosofia del linguaggio, né filosofi come Hans Georg Gadamer per comprendere come l'argomento del linguaggio non sia affatto secondario; eppure, già nella sua giovinezza Gadamer stesso si meravigliava di quanto poco questo tema fosse in grado di affiorare alla coscienza. Il pregiudizio persistente pregiudica l'obiettività, e il primo ostacolo sta nella difficoltà nel riconoscerlo come tale. Se pregiudizio significa solo un giudizio anticipato, pronunciato prima dell'esame completo di tutti gli elementi obiettivi da considerare - dice Gadamer - non va eliminato, ma abitato con una certa phrónesis: saggezza, o meglio ancora prudenza (termine che, dal latino pro-videre, richiama la capacità di guardarsi intorno). Perché nell'interpretare la realtà (o un testo), l'osservatore non può pensare di prescindere da sé stesso e dal contesto - ogni interpretazione infatti (e non ci vuole molto a essere d'accordo!) è influenzata dai nostri pregiudizi storici. E qual è il primo pre-giudizio storico che ci affligge, quello in cui siamo immersi e attentamente, costantemente educati fin dalla nascita?
La (giustificata) prevalenza del maschile.
E' il fatto che l'Uomo (l'umanità stessa) sia un maschile che pervade un tutto in cui - se ogni esistenza collettiva (e ogni attività rilevante) è declinata al maschile, la donna si viene a trovare per forza di cose esterna.
Esterna: collaterale, complementare, antagonista - sodale o pericolosa, non cambia: lei è esterna.
Lei è altro, altro da un umano (un'umanità, dunque) che non la può cancellare ma la esclude; un umano fatto tutto di uomini-maschio: maschi che dettano leggi, muovono guerre, stabiliscono gerarchie, danno un nome alle cose e le dominano. Un umano monco (ma onnipervadente) ostile alle donne; in cui certamente alcune donne trovano posto, ma come eccezioni, sorte di corpi estranei che, assorbendo un pensare maschile, diventano la peggiore malattia autoimmune che può colpire il genere femminile. E occhio: se tutto ciò passa inosservato alle donne stesse è proprio grazie all'educazione all'essere esterne e a non saperlo - essere escluse e tenute all'oscuro, escluse e incapaci di percepire quanto.
Per chi l'avesse perso.. da cosa nasce questo post, perché parla della Littizzetto? La causa occasionale è che ieri, in uno dei suoi siparietti, la comica di Che Tempo che Fa ha sbeffeggiato l'invito di Donne con la A a nominare il femminile; e - ironia della sorte, proprio nella stessa serata persisteva nel sarcasmo di una sua polemica con alcune suore di clausura. Non è dunque fuori luogo la tirata d'orecchie con cui un tweet (in risposta a un altro, che addirittura trovava il discorso di Littizetto sul linguaggio favorevole alle donne), ricordava che è proprio il nominare le cose che dà loro vera esistenza - invitando (appunto) ad andare a scuola dalle suore:
Si, in questo caso proprio loro avrebbero qualcosa da insegnare. E tanto per stare in tema, c'è chi ricorda l'allocuzione "avvocata nostra" (rivolta alla Madonna nel Salve Regina): perfino madre Chiesa (che pecca in tante cose, ma non in rigore culturale), nel rispetto della lingua italiana è costretta a riconoscere il femminile in relazione a epiteti considerati troppo "nobili", nel linguaggio (sessista) comune, per avere declinazione femminile.
Nei commenti che ne sono seguiti, un altro tweet, a proposito della frase della Littizzetto [echissenefrega delle parole declinate al maschile!!], piano piano il linguaggio si adeguerà al fatto che le donne hanno avuto accesso alle professioni, chiosa: troppo piano, cara.
E il punto è proprio questo: il linguaggio è specchio della realtà. Non a caso un linguaggio preciso caratterizza il lato più esecrabile della nostra "politica". Il linguaggio esprime la realtà, la plasma e, anche, la traina. Ecco perché nominare il femminile non è una questione di lana caprina.
L'avesse fatto un'altra, questo qualunquismo culturale, forse sarebbe passato inosservato; ma la Lucianina non dimentica di fare l'occhiolino al femminismo - il quale, si sa, obblige. Femminismo non si può fare con le sole mimose, per la stessa ragione per cui non può essere solo slogan.


1 commento:

  1. un articolo che sulla cosa del linguaggio per una volta mette le cose in chiaro; ma più le cose sono chiare più il sessismo impazza; vedi, un anno e mezzo dopo, lo scatenamento maschile intorno alle vignette di questi giorni; ma ci sono sempre cose "più importanti"! nevvero cari maschi? il vostro mondo "serio", gestito da gente maschia seriamente malata, e che infatti serissimamente va a marcire, ma seriamente, però! mentre 'ste cretine pensano solo a dar fastidio con le cretinate
    vabbè, così, come archivio, lascio qui anche questa letterina alla Littizzetta:
    http://blog.quotidiano.net/debenedetti/2015/03/30/littizzetto-avvocata-nostra/
    ciao! Superficaoca

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