Sì, si può fare politica con una storia d’amore, se questa storia suscita curiosità, voglia di conoscere e approfondire.
Conoscere ti permette di cambiare idea. Se sei eterosessuale, farti una nuova idea sull’omosessualità, diversa dalla percezione acquisita attraverso il linguaggio mediatico prevalente, ti permette di relazionarti in un modo nuovo con chi conosci e incontrerai sulla tua strada, nel tuo condominio, al lavoro, a scuola, in piazza.
Ti permette di relazionarti più serenamente con te stess* perché se ti senti più uguale, meno diverso dagli esseri umani che incontri, ti senti meglio, anche da etero.
Bisogna però che la lampadina della curiosità si accenda e questo può accadere anche tra le pagine di un libro, anche sfogliando un giornale.
"L'altra parte di me" è un libro che racconta la storia d'amore di due adolescenti lesbiche, una storia con lieto fine.
Le prime interviste con giornaliste di vari settimanali “femminili” si sono rivelate preziose perché, al di là dell’apprezzamento per il libro, tutte hanno voluto approfondire l’argomento pubblicando poi delle mini-inchieste alle quali ho potuto contribuire citando progetti, altri libri, altre persone da intervistare. Ne sono uscite pagine con testimonianze di ragazze lesbiche, con foto di lesbiche famose, una tra tutte Jody Foster, fotografate nella loro quotidianità familiare. Pagine solari, che mostrano vite e amori che non hanno niente di diverso dalle tante vite ai tanti amori di chi le sfoglia.
Perché la vita sarebbe semplice, se la lasciassimo fare. La vita ci vedrebbe uniti e unite anziché sempre a dividerci in binari dalle destinazioni più diverse.
In una riunione nella scuola di mio figlio, scuola media, nel Pof alcuni progetti stavano sotto la voce accettazione delle diversità. Ho proposto di cambiare dicitura con condivisione della differenza.
Accettare ha anche un’eccezione positiva, ma quando si parla di diversità si protende all’eccezione negativa di un verbo che ha anche a che fare con la sopportazione.
Anche tollerare ha un significato legato all’accoglienza ma si può associare all’indulgenza e alla sopportazione, con la stessa ambivalenza.
Se provate a chiedere a dieci persone cosa significhino i termini accettare e tollerare, vi accorgerete che prevale la percezione più legata alla sopportazione che alla condivisione, nei migliori dei casi all’indulgenza appunto, che ci lascia su piani differenti.
Rispettare non significa sopportare.
Così nel libro Francesca, la protagonista, si ribella alla tolleranza della sua omosessualità, alla falsa accettazione.
Quella accettazione appunto che fa sì che nella sua famiglia il suo essere lesbica venga sopportato, come si accetta un dolore, una malattia, una calamità, ma nulla più. E invece Francesca vuole quel più. Quel sostegno che diviene condivisione di felicità, spinta, appoggio, felicità stessa per dei familiari che dovrebbero gioire della tua realizzazione e invece non fanno che soffrire per ciò che non sei e avrebbero tanto voluto tu fossi.
In “L’altra parte di me” i genitori di Francesca si sforzano di tollerare la presenza di Giulia, fidanzata della figlia, definendola “la tua amica” senza riuscire a dire, se non dopo anni perduti nell’incomprensione, “la tua ragazza”, come semplicemente è.
L’amore è un sentimento semplice, nasce in noi naturalmente, cresce, prende forma e si dirama come i rami di un albero nella nostra vita. Accoglierlo dovrebbe essere altrettanto semplice e naturale.
Le difficoltà che molti provano nei confronti dell’omosessualità sono culturalmente indotte; dobbiamo ribadire questo, così che il castello di paure che la ingabbia non potrà che sgretolarsi restituendoci nuove libertà.
Quando guardo ai fanatismi di un certo mondo cattolico, così osteggiante e gretto, non posso che pensare che la maggior parte dei cattolici non è integralista e non ha dimenticato gli insegnamenti di Gesù Cristo, ben disposto ad amare ed accogliere chi incontrava sulla sua strada.
Purtroppo è la minoranza integralista con la sua deriva violenta ad avere visibilità mediatica, a danno ti tutti. Ciò che non vedo non esiste, e ciò che si vede, se unidirezionale, mi condiziona anche contro la mia volontà.
Per questo è importante raccontare storie dove l’intelligenza e l’amore vincono sulla paura, dove la felicità è possibile.
Perché le cose cambiano quando ci attraversano, quando parliamo di noi, quando partiamo da noi.
Se avete voglia di partecipare agli incontri queste le date delle prime presentazioni:
Roma: 24 ottobre, Campidoglio, h 16.00
Firenze: 27 ottobre, Libreria Feltrinelli, h. 18.00
Milano: 29 ottobre, Palazzo Isimbardi, h. 18.00
Bassano del Grappa: 30 ottobre, Libreria La Bassanese, h. 21.00
Bari: 12 novembre, Libreria Feltrinelli, h. 18.30
Catania: 13 novembre, Università, h. 16.00
Rimini: 30 novembre, Palazzo del Comune, h. 17.00
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