Iniziando da oggi a contribuire a questo blog, per prima cosa mi presento.
Sono un'amazzone furiosa. La prima parola che sono riuscita a pronunciare, quando la dottoressa che
avevo di fronte mi ha comunicato che c’erano delle cellule anormali nel
linfonodo ingrossato sotto la mia ascella – questo era stato il motivo del
nostro incontro – è stata: Perché? Ho continuato a fare la stessa domanda
all’altra dottoressa che ha eseguito una biopsia ecoguidata del nodulo che
avevo nel seno destro e a tutte le altre persone, medici,
infermieri, altre pazienti, familiari e amici di pazienti, che ho incontrato lungo il
mio percorso di malata di cancro al seno.
Era il 17 novembre del 2010 quando mi è stata comunicata la diagnosi ufficiale: carcinoma duttale infiltrante con metasasi linfonoidali. Il 20 dicembre dello stesso anno ho subito un intervento di quadrantectomia con dissezione ascellare. L’8 febbraio del 2011 ho fatto il primo ciclo di chemioterapia, quella rossa, quella bella tosta che ti fa cadere tutti i capelli, i peli, le ciglia e le sopracciglia, che ti fa bianca come un lenzuolo e ti strizza lo stomaco come uno straccio inzuppato di veleno.
Era il 17 novembre del 2010 quando mi è stata comunicata la diagnosi ufficiale: carcinoma duttale infiltrante con metasasi linfonoidali. Il 20 dicembre dello stesso anno ho subito un intervento di quadrantectomia con dissezione ascellare. L’8 febbraio del 2011 ho fatto il primo ciclo di chemioterapia, quella rossa, quella bella tosta che ti fa cadere tutti i capelli, i peli, le ciglia e le sopracciglia, che ti fa bianca come un lenzuolo e ti strizza lo stomaco come uno straccio inzuppato di veleno.
Sono seguiti la
radioterapia, gli anticorpi monoclonali, l’ormonoterapia ancora in corso. Oggi,
ad ottobre del 2014, sono una donna di 34 anni in menopausa farmacologica, con un
quarto di seno in meno e un braccio che ogni tanto faccio fatica ad alzare.
Continuo ancora a farmi la stessa domanda, però. Perché?
Perché mi sono
ammalata così giovane, senza nessun precedente in famiglia e senza essere
portatrice di una mutazione genetica associata con un aumentato rischio di
sviluppare il cancro al seno?
Perché, dopo decenni di raccolte fondi e
ricerca, di cancro al seno si continua ancora a morire?
Perché i giornali e
l’establishment medico vogliono farci credere che così non è, e che dopo il
cancro al seno tutto torna come prima, anche se non è vero?
Perché le case
produttrici di cosmetici vendono prodotti con il nastrino rosa dicendo di
raccogliere fondi per la ricerca quando in quegli stessi prodotti ci sono
sostanze cancerogene?
Mi è stato consigliato più di una volta - e da più di una
persona - di lasciar perdere, di non angustiarmi ché la rabbia non paga. Sono
invece convinta, seguendo l’esempio dell’attivista statunitense Barbara Brenner,
che la rabbia, se incanalata nella direzione giusta, può essere molto utile. Le
battaglie di rivendicazione dei propri diritti condotte dai popoli colonizzati,
dalle donne e da tutti i gruppi subalterni ne sono la dimostrazione.
Per questa
ragione, a maggio del 2012 ho aperto un blog, trasformatosi successivamente in
un blog collettivo: Le Amazzoni Furiose che
raccoglie i pensieri e i punti di vista delle tante donne che, come me, non
smetteranno mai di chiedere perché.
Amazzone furiosa
Amazzone furiosa
si ok, e scusa la curiosità ma che cazz c'entra con questo post ?????
RispondiEliminanulla può tornare proprio "come prima" ma è possibile continuare a vivere e anche avere momenti di felicità
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