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giovedì 7 maggio 2015

Piano Antiviolenza: governo Renzi allo sbaraglio

di Luisa Betti • Dopo diversi rinvii e incertezze, è stato presentato oggi a Roma il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere (come previsto dall’articolo 5 della legge 119 che nel suo interno conteneva norme per il contrasto alla violenza contro le donne). 
Un momento atteso per un Piano che è passato di mano in mano e che ha avuto traversie ben prima della sua nascita, con le dimissioni della ex ministra Josefa Idem che fu costretta a passare, suo malgrado, le redini delle Pari opportunità alla viceministra del lavoro, Cecilia Guerra, durante il governo Letta, fino ad arrivare all’attuale Giovanna Martelli, consigliera di pari opportunità del presidente del consiglio, Renzi. Un Piano straordinario che ha avuto nella sua incubazione un lungo momento di confronto in un tavolo interministeriale, e precisamente quello che Idem aveva ideato come task force ad hoc sulla violenza contro le donne e che doveva essere, nelle sue intenzioni, un tavolo istituzionale affiancato da un altro tavolo in cui si sarebbero sedute le associazioni che da tempo lavorano in Italia sul fenomeno. Un confronto che la viceministra Guerra ha abilmente assottigliato, non solo togliendo di mezzo il tavolo della società civile ma decidendo di invitare a quello interministeriale soltanto alcune associazioni del vasto panorama italiano, e precisamente quelle che oggi hanno firmato dichiarazioni congiunte contro l’attuale Piano varato da Giovanna Martelli: un comunicato critico che nasce dal fatto che alla fine neanche quelle associazioni che sono state invitate al tavolo interministeriale, sono state prese in seria considerazione nella stesura del Piano antiviolenza. 
DiRe, Telefono Rosa, Udi, Pangea e Maschile Plurale – questi i gruppi che hanno partecipato al tavolo istituzionale – lamentano oggi che “il ruolo dei centri antiviolenza risulta depotenziato in tutte le azioni del piano e vengono considerati alla stregua di qualsiasi altro soggetto del privato sociale senza alcun ruolo se non quello di meri esecutori di un servizio”, che “la distribuzione delle risorse viene frammentata senza una regia organica e competente e che quindi, non avrà una ricaduta sul reale sostegno dei percorsi di autonomia delle donne”, e infine che “il sistema di governance delineato nel Piano implica e non garantisce il buon funzionamento di tutto il sistema nazionale e pone inoltre problemi giuridici di coordinamento a livello locale”, vanificando “il funzionamento delle reti territoriali già esistenti indispensabili per una adeguata protezione e sostegno alle donne”.

lunedì 20 ottobre 2014

Ministero Pari Opportunita, la risposta di Renzi alle donne: una bella porta in faccia. Ma da dietro quella porta non ci spostiamo

Esattamente 6 mesi fa, il 18 febbraio, le donne, per iniziativa dell'Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, hanno scritto una lettera all'allora neo-primoministro Renzi.
In tante abbiamo poi atteso pazientemente - ma sapete, il Primo Ministro ha sempre da fare; dunque abbiamo aspettato, benché sollecitando risposte. Un richiamo in una nuova lettera, ai primi di luglio…. Ed ecco che, il 3 ottobre, una risposta è arrivata; indiretta, beninteso: attraverso una nomina. Ed eccola, in buona sostanza, la risposta implicita in questa nomina: 
 • NO, il Ministero alle Pari Opportunità non lo facciamo.
 • NO, e quale delegata? nemmeno quella: la delega alle Pari Opportunità me la tengo io. 
 • SI, alle donne ci penso, certo che ci penso: nomino un consigliere che mi consiglierà. 
 • Il consigliere riferirà del proprio operato direttamente a ME. 
 • Consigliera, dite…? SI, è una donna.
 • Ah si; un ultimo dettaglio: l’incarico verrà svolto a titolo gratuito. 
E chi è la designata? certamente, una donna: la deputata del PD Giovanna Martelli. Una donna, sul cui valore non vogliamo discutere; anche se un po' salta agli occhi quel suo essere figura di partito:  come ci informa la Gazzetta di Mantovaex-assessora comunale nell’Alto Mantovano, figura emergente del Pd locale, rappresenta uno dei volti più noti dell’area renziana del partito mantovano.
In effetti il suo commento di esordio è più in linea con questo profilo, che con l'appartenenza di genere: esprimendo soddisfazione per il nuovo incarico, la consigliera commenta: «Sono pronta a mettermi al lavoro anche su questo fronte. Ovviamente sono felice della fiducia che il presidente del consiglio dimostra nei miei confronti. Ritengo che questo atto dia valore all’intero Partito democratico mantovano. Cercherò, in tutti i modi, di mettere a disposizione della nostra comunità l’opportunità che mi è stata offerta di lavorare al servizio delle pari opportunità».
Si, è vero, "tante donne" nel governo. Ma, da Renzi, di strumenti per tutte le donne, come un vero Ministero, nemmeno l'ombra. E del prezioso metodo della (ahimé) ex-Ministra Josefa Idem nessuna traccia. 
La nuova Consigliera per le PO farà il proprio debutto ufficiale a Roma il 23 e 24 ottobre: coordinando una delle sessioni della conferenza  "Gender Equality in Europe: Unfinished Business?"; ecco qui il programma completo dei lavori. Evento cui (in assenza di una Ministra per le pari opportunità) le donne italiane saranno rappresentate da 2 uomini: i sottosegretari Scalfarotto e Del Rio. Il primo presente in qualità di moderatore della tavola rotonda sul futuro dell'eguaglianza di genere; il secondo, incaricato di chiudere i lavori.
Che dire… forse che più unfinished business di così c'è solo lo zero assoluto.