L'emergenza ambientale è anche una gravissima emergenza dell'informazione: fatto che venne già denunciato congiuntamente da redazioni quali quelle di Covering Climate Now, Scientific American, Columbia Journalism Review, The Nation, The Guardian (il quale lo sottolinea anche in modo permanente], Noticias Telemundo, Al Jazeera English, The Asahi Shimbun e, in Italia, anche de La Repubblica; e poi da molte altre.
Emergenza a cui venne dedicato anche il seminario e l'appello alla RAI di cui si parla qui: Cos'è successo il 29 maggio 2020?
In occasione della COP26 oltre 60 giornalisti specializzati in questioni ambientali, provenienti da 34 diversi paesi in tutto il mondo, di tutti i profili e sensibilità, da tutti i tipi di media, hanno firmato con Reporters sans Frontières un nuovo allarme e un appello ai governi, per alcuni aspetti senza precedenti, intitolato Emergenza climatica, emergenza dell'informazione!
Sono donne e uomini esperti e informati di questioni ecologiche o più generali, o che affrontano questi temi nell’emergere di notizie sempre più preoccupanti; e denunciano gli ostacoli che limitano il diritto di informare su questioni più che mai cruciali per tutta l’umanità.
Invitano inoltre gli Stati a riconoscere formalmente che il diritto all'informazione su tali questioni riguarda il diritto stesso a un ambiente sano e alla salute.
Tra i firmatari Gaëlle Borgia, del Madagascar, co-vincitrice del Premio Pulitzer 2020, la francese Morgan Large, specialista nel settore agroalimentare, la russa Grigory Pasko (Premio RSF e Premio Sakharov 2002), l'indiana Soulik Dutta, esperta di questioni energetiche e di pianificazione territoriale, il sudafricano Khadija Sharife, giornalista investigativo sui crimini ambientali, il giornalista indipendente Lucien Kosha che lavora sui minerali nella RDC... La maggior parte ha siglato il testo individualmente, ma le redazioni del palestinese Afaq Environmental Magazine e quella del francese Reporterre hanno insistito per firmare collettivamente.
Punto cruciale di questo appello è il diritto all'informazione sui temi ambientali, dal 1992 posto come principio al Rio Earth Summit ma che ancora non viene rispettato. I firmatari ricordano le difficoltà di ottenere informazioni scientifiche e dati sull'ambiente quando questi sono di interesse generale, e quando le loro indagini possono portare a cambiamenti comportamentali utili a combattere la minaccia senza precedenti del riscaldamento globale.
A quasi 30 anni dalla dichiarazione del Vertice delle Nazioni Unite per la Terra di Rio nel 1992, il diritto di informare sui temi ambientali che esso proclamava deve finalmente concretizzarsi, essere applicato e rispettato senza alcuna eccezione, sottolinea il segretario generale di RSF, Christophe Deloire: in un momento di emergenza climatica è anche emergenza informativa. Informare sull'ambiente è diventato vitale.
Dieci giornalisti uccisi negli ultimi 5 anni - e almeno 21 in 20 anni per aver indagato sui delicati temi dell'ambiente:.. e molti di più sono gli attivisti ambientali assassinati per essere messi a tacere: 212 solo nel 2019 e 227 nel 2020. Rilevando i pericoli legati alla copertura di queste notizie in diverse regioni del mondo, RSF e i firmatari chiedono anche la concreta attuazione del diritto internazionale sulla protezione dei giornalisti.
L’appello • Emergenza climatica, emergenza informativa!
Diventa fondamentale far valere il diritto all'informazione in materia ambientale.
Noi, giornalisti specializzati in questioni ambientali e climatiche di tutti i continenti, lanciamo con Reporters Without Borders (RSF) un solenne appello agli Stati partecipanti alla 26a Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow.
Nella dichiarazione del "Vertice della Terra delle Nazioni Unite" del 1992 a Rio, al punto 10 si legge: "ogni individuo dovrebbe avere un accesso adeguato alle informazioni ambientali detenute dalle autorità pubbliche".
Si, ogni individuo ha il diritto di accedere alle informazioni sulla propria situazione ambientale; ma quasi tre decenni dopo questo principio purtroppo non è ancora realtà.
In molti paesi è estremamente difficile, se non impossibile, ottenere informazioni e dati scientifici sull'ambiente e sulle relative politiche pubbliche, benché queste siano di interesse pubblico e generale. Anche l'accesso a molte strutture e/o territori è per noi troppo sistematicamente vietato. Alcuni di noi sono oggetto di procedimenti legali abusivi, subiscono minacce, intimidazioni e persino aggressioni, quando non vengono addirittura eliminati fisicamente.
Per aver indagato sulle questioni delicate dell'estrazione illegale, della deforestazione, dell'accaparramento di terre e dell'inquinamento industriale, almeno 21 dei nostri colleghi sono stati uccisi negli ultimi dieci anni in tutto il mondo, quasi altri 30 sono stati gettati in prigione. E il 75% degli incidenti è stato registrato dopo la firma dell'Accordo di Parigi, alla fine del 2015. Come l'ambiente e il clima che difendiamo, la nostra situazione si sta deteriorando pericolosamente. Oggi vogliamo denunciare le barriere che limitano il nostro diritto di informare su questi temi cruciali per l'intera umanità.
Gli Stati devono urgentemente tener conto del ruolo svolto dalla stampa nella difesa dell'ambiente e nella lotta ai cambiamenti climatici. I nostri sondaggi mettono in guardia dai crescenti pericoli che affliggono il nostro pianeta comune e aiutano a incoraggiare gli attori interessati a cambiare il loro comportamento. Le popolazioni adeguatamente informate possono anche combattere meglio questa minaccia climatica senza precedenti nella storia dell'umanità, i governi possono meglio assumersi le loro responsabilità.
Chiediamo agli Stati di riconoscere ufficialmente che il diritto all'informazione è inerente al diritto a un ambiente sano e al diritto alla salute. Per porre fine alle crescenti minacce ai più vulnerabili tra noi, chiediamo anche l'attuazione concreta del diritto internazionale sulla protezione dei giornalisti. In linea con la risoluzione 2222 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottata nel 2015, invitiamo gli Stati a responsabilizzare i propri sistemi giudiziari nazionali per combattere la persistente impunità per i crimini contro i giornalisti ambientali.
Per gli Stati o le società deve essere applicato anche un obbligo di trasparenza. L'interesse comune deve prevalere sugli interessi economici e sovrani. Abbiamo un solo pianeta. La mobilitazione di tutti per consentirci di esercitare il nostro diritto all'informazione in buone condizioni è fondamentale.
firmatari
1 Özer Akdemir, Turquie
2 Arlis Alikaj, Albanie
3 Melis Alphan, Turquie
4 Enkhzaya Baasanjav, Mongolie
5 Nathalie Bertrams, Allemagne
6 Gaëlle Borgia, Madagascar
7 Martin Boudot, France
8 Kátia Brasil, Brésil
9 Eliane Brum, Brésil
10 Marcelo Canellas, Brésil
11 Andrei Ciurcanu, Roumanie
12 Lilia Curchi, Moldavie
13 Angelina Davydova, Russie
14 Sheila Debonis, États-Unis
15 Vanina Delmas, France
16 Soulik Dutta, Inde
17 Thomas Fischermann, Allemagne
18 Emmanuel Gagnier, France
19 Atokhon Ganiev, Tajikistan
20 Ingrid Gercama, Pays-Bas
21 John Grobler, Namibie
22 Amina Jabloun, Tunisie
23 Burcu Karakas, Turquie
24 Guido Koppes, Pays-Bas
25 Lucien Kosha, Rd Congo
26 Margaux Lacroux, France
27 Morgan Large, France
28 Nelly Luna, Pérou
29 Lazaro Mabunda, Mozambique
30 Fiona Macleod, Afrique Du Sud
31 Konstantina Maltepioti, Grèce
32 Eduardo Militao Brésil
33 Sayana Mongush,Russie
34 Gela Mtivlishvili, Géorgie
35 Zuza Nazaruk, Pays-Bas
36 Alex Nedea, Roumanie
37 Vadim Nee, Kazakhstan
38 Alexandre Nhampossa, Mozambique
39 Mariam Nikuradze, Géorgie
40 Anne Sophie Novel, France
41 Elena Novikova, Kazakhstan
42 Hazal Ocak, Turquie
43 Marie Parvex, Suisse
44 Grigory Pasko, Russie (En Exil)
45 Anastasia Pavlenko Ouzbékistan
46 Tansu Piskin, Turquie
47 Guillaume Pitron, France
48 David Quintana, Nicaragua
49 Anna Bianca Roach, États-Unis
50 Sofia Rusova, Russie
51 Leonardo Sakamoto Brésil
52 Hélène Servel, France
53 Khadija Sharife, Afrique Du Sud
54 Khaled Sulaiman, Canada/Irak
55 Pinar Tarcan, Turquie
56 André Trigueiro, Brésil
57 Tomasz Ulanowski, Pologne
58 Estacio Valoi, Mozambique
59 Jonathan Watts, Royaume-Uni
60 Tehmine Yenoqyan, Arménie
61 Ning Yen, Taiwan
62 La Rédaction de Afaq Environmental Magazine - Maan Development Center Palestine
63 La Rédaction de Reporterre France
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