martedì 8 giugno 2021

Siamo tutte Saman

L’orribile assassinio di Saman lascia pietrificati, il cuore quasi si ferma nel vedere i filmati di padri e zii con la vanga in mano, nell’intuire le discussioni e la preparazione che ha preceduto un delitto che non può maturare in famiglia, da parte di chi dovrebbe amare e proteggere. 




È qualcosa che sembra possibile solo da parte di criminali incalliti ed estremi: mafiosi. Crimini estremi intesi per lo più a difendere quella cosa intoccabile: la Cosa nostra; la fonte e custode di quel potere che non è lecito mettere in discussione. 

In questo senso, letteralmente, “Cosa nostra” è anche la mentalità mafiosa del patriarcato che ancora in tutto il mondo offre comprensione esplicita agli uccisori di donne e ancora in troppi paesi (anche da noi fino a pochi anni fa) consente sconti surreali di pena o addirittura impunità per i femminicida. 

A ben vedere, di delitti così orribili ne vediamo in continuazione: fidanzate, mogli, figlie e bambini piccoli condannati a morte a sangue freddo per vendetta e spesso trucidati in modi raccapriccianti (fino a seppellire o bruciare vive) e tutto ciò avviene in un’indifferenza pressoché generale, perché per lo più la strage di donne viene vissuta come un effetto collaterale inevitabile dell’esistere, “come gli incidenti stradali”. Un'indifferenza che è anche delle istituzioni.

Improvvisamente, però, questo delitto evoca qualcosa anche in tutti quelli per cui il femminicidio non esiste e i loro sodali che il concetto di “femminicidio” addirittura lo irridono: e questi si svegliano perché il delitto non avviene in nome della "gelosia" o del raptus, ma della religione; anche se più precisamente qui è in nome dell'onorabilità familiare, in un ambito in cui la legge religiosa impone simili comportamenti come riparazioni di comportamenti vergognosi. 

Di fatto questo evento apre le porte ad altre forti emozioni, quelle del terrore delle orde islamiche; una paura che non si può liquidare nello stesso modo, irridendola.

Si, costoro fingono di non sapere che ogni anno, nella nostra civile culla cristiana, non solo ex compagni ma anche padri indegni premeditano, pianificano e attuano con ferocia inaudita esecuzioni di donne di famiglia; costoro in tutti questi casi gridano alla “pazzia” mentre se l’assassino è straniero accusano l’Islam, per criminalizzare gli stranieri (e chi cerca di risolvere i problemi della loro presenza). 

È un processo distorto, ma questa paura ha un fondamento, e la cosa che fa più paura è che non facciamo niente di veramente serio per affrontare questo problema

Qualcosa di serio non è certo criminalizzare, respingere e radicalizzare chi fugge con i suoi bagagli di dolori e di retaggi culturali.

Qualcosa di serio è un lavoro sociale e culturale serio; quello che in Occidente ha fatto ininterrottamente, ormai da un secolo, solo il movimento delle donne.

Si: è vero che oggi i paesi in cui le donne sono più in difficoltà sono quelli a guida religiosa, o filo-religiosa, di matrice islamica, paesi in cui i retaggi culturali agitati dai fanatici  creano anche vere e proprie prigioni mentali di massa. Questo non si può liquidare come irrilevante. 

E si, anche da noi fino a pochi anni fa, non dimentichiamolo mai: anche da noi (che abbiamo dedicato agli uccisori di donne fior di canzoni romantiche), uccidere donne era praticamente depenalizzato, lo stupro non era nemmeno reato contro la persona

Ma di questo non è lecito accusare (solo) le religioni con tutto il loro portato di oppressione: la capacità intimidatoria delle religioni è solo uno strumento (il più efficace!) usato dal patriarcato come arma pesante contro le donne. 

E qui una piccola parentesi: quando nel 2016 Sadiq Khan si candidò come sindaco di Londra, con quel nome spaventoso e la sua religione di origine sollevò un’ondata di timori, e poi la sua elezione fu vista come l’inizio dell’islamizzazione di Londra. Invece si è dimostrato un sindaco tollerante e veramente progressista, amministratore capace e capace di ridurre i conflitti e infatti, pur nel clima di litigiosità che continua a peggiorare, è stato rieletto un mese fa per un secondo mandato

Allora si può essere mussulmani e tolleranti? difensori dei diritti di tutte e di tutti? Si, si può. 

Ma allora: è la "religione" da criminalizzare e combattere, o l'integralismo e le barriere culturali che lo alimentano? 

Come dice Waris Dirie (che fuggita dalla Somalia dopo essere stata infibulata combatte da decenni per i diritti delle donne), le persone che fuggono da paesi estremamente arretrati e penalizzati, dove si subisce molta violenza, andrebbero accolte con ancor più cura, e non “lasciate in un angolo”. In quell'angolo dove, isolati e disprezzati, gruppi chiusi finiscono per perpetuare forme di cultura tribale e relativi riti cruenti contro le donne


 

Sono decenni che (come si preconizzavano i disastri climatici che si stanno puntualmente avverando), si preconizzano ondate inarrestabili di migrazioni, dovute appunto all’intensificarsi di guerre, dittature, povertà e, appunto, condizioni climatiche sempre più estreme. Questo fenomeno non si può chiudere fuori sbattendo porte, perché è come il fumo e l'acqua; continuerà a penetrare comunque, ovunque; come il fumo o l'acqua questa folla che preme alle porte di tutti i Paesi non la si può arrestare; la si può solo convogliare, tentare di darle una direzione e uno sbocco. 

L’unico modo serio di affrontarla è dare assistenza e guardare, con vera profondità e serietà, alle problematiche culturali e di pressione sociale che vi possono ribollire, lavorare per una crescita di consapevolezza e tolleranza, e nel farlo mettere al centro la dignità della donna

La donna imprigionata e oppressa da un islamismo ancora involuto o la donna vilipesa e massacrata da tutto il porno con cui crescono i nostri figli: per ognuna di noi il patriarcato ha una gabbia e una condanna; ma siamo sempre noi donne e chi tocca una tocca tutte e tutte siamo ogni donna violentata e uccisa. Siamo tutte le donne italiane, e tutte le donne straniere.

Oggi tutte siamo Saman.

E per concludere, riguardo a tutti i paladini (e paladine!) delle donne che si risvegliano solo quando gli assassini non sono italiani (accusando invariabilmente le femministe di presunta indifferenza), un promemoria:

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