Transizione ecologica integrale, non greenwashing e (ancora) finanza patriarcale. Ci uniamo con forza alla richiesta di attenzione, su questo punto, sollecitata da associazione Laudato sii’: che si rivolge direttamente a Mario Draghi invocando una vera svolta coraggiosa per la conversione ecologica.
Anche Confindustria lancia continui messaggi a Draghi: gli industriali sono in attesa di capire se il Ministero della Transizione ecologica sarà guidato da persona sensibile ai temi dello sviluppo industriale e infrastrutturale. Ma anche no: è finalmente il momento di fare il contrario - o meglio entrambe le cose. Bisogna capire se finalmente i temi dello sviluppo industriale e infrastrutturale saranno declinati in modo sensibile alla necessità irrimandabile di vera conversione ecologica; perché ormai è questione di sopravvivenza. E l’alternativa, cara Confindustria, è povertà e crisi ancora più nera: questo non lo diciamo solo noi, ma gli analisti di Morgan Stanley. E allora, qual è il piano?
Serve una società della cura perché sopravvivenza al disastro climatico e ricostituzione dell’ambiente, equità di genere, tutela dei minori ed educazione, migrazione e accoglienza, pace e diritto al lavoro, cura delle città e del vivente: tutte queste cose sono indissolubilmente connesse. Non ci sarà transizione, non ci sarà avanzamento se la capacità di comprendere questa complessità e darle soluzione non sarà parte di un vero programma di governo.
Ecco la lettera integrale (i grassetti e link aggiunti sono nostri), che invitiamo tutte e tutti a diffondere e a sostenere:
Illustrissimo Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi; abbiamo ascoltato con attenzione e speranza le sue dichiarazioni sulla vocazione ambientalista del nuovo esecutivo e sull’istituzione di un Ministero per la Transizione ecologica. Il suo governo è segnato da un compito storico: mettere a frutto il poco tempo che ci rimane prima che la crisi climatica raggiunga il punto di irreversibilità (tipping point), con il suo corredo di crisi ambientale, pandemica e sociale. Mettere in salvo l’ecosistema che ci ospita, la coesione della nostra comunità, la nostra cultura di solidarietà e democrazia è la sfida a cui diamo il nome, insieme a papa Francesco, di «conversione ecologica».
L’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune ci insegna che non c’è giustizia ambientale senza giustizia sociale e che la nostra casa comune, insieme alle specie che la abitano – di cui noi esseri umani facciamo parte a pieno titolo – viene velocemente trasformata in merce da una «cultura dello scarto» che vede il profitto come fine ultimo.
Il diffondersi della pandemia, le immagini delle fosse comuni nei diversi continenti, l’iniqua possibilità di accesso alle cure, ai farmaci e ai vaccini, non hanno fatto che mostrare le estreme implicazioni di questo dato di fatto. Abbiamo apprezzato le vive parole di cordoglio con cui Lei ha iniziato il suo intervento in Senato, strappando l’indifferenza che sembra aver avvolto il discorso sulla tutela della salute pubblica: che deve venire prima dei profitti privati.
Nel suo discorso ha espresso con estrema chiarezza quanto pandemie, riscaldamento climatico e perdita degli ecosistemi siano strettamente connessi e quanto la salute delle persone non possa essere slegata da quella del Pianeta. Tuttavia nelle bozze del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è finora mancata, secondo noi, la coscienza del nostro stesso essere natura e dell’alienazione che comporta la perdita della radice profonda che ci collega al vivente, ridotto a semplice oggetto d’uso. Questa assenza paradossale fa temere che, ancora una volta, si tenda a portare la cura del Pianeta nell’ambito delle soluzioni suggerite da un superomismo tecnocratico, incapace di accogliere e accettare il senso del limite, la finitezza delle risorse, il sufficit.
Lo sviluppo di cui abbiamo bisogno per salvarci non è quello dei mercati, dei consumi, dei dividendi azionari né di una tecnologia che esclude i più fragili e bisognosi, ma è quello della cultura, dell’umanità, dell’equa distribuzione di bellezza e ricchezza che il nostro pianeta elargisce a tutti come beni comuni. Il respiro benefico che verrebbe dal fermare un modello di sviluppo predatorio e feroce non sarebbe una rinuncia al benessere (non usiamo la parola “crescita” che, al pari della parola “progresso”, andrebbe profondamente risignificata), all’economia e al lavoro, né alla straordinarietà delle acquisizioni tecnologiche e digitali, ma porterebbe queste dimensioni nell’ambito della cura risanando la perdita di consapevolezza del nostro essere costituito dagli stessi elementi del Pianeta, aria, acqua, che non possono essere quotati in Borsa.
«La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio», scrive il Papa nell’enciclica. L’«ecologia integrale» non è solo una risposta alla crisi ecologica; è una profonda mutazione nel nostro rapporto con il mondo, che ci impone di pensare la fine della pretesa di un dominio antropocentrico. Per questo le chiediamo di non accontentarsi di riforme che si qualificano come “verdi” senza toccare l’impianto economico e finanziario che alimenta la crisi climatica e allo stesso tempo impedisce attivamente di prendere i provvedimenti necessari per evitarla.
«Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi – scrive ancora papa Francesco nella Laudato si’ – cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo». Per questo le chiediamo di impegnarsi in una transizione energetica che vada oltre l’attuale transizione nazionale alla sostenibilità che continua a puntare sulla combustione del gas e ad ammantare di concetti “green” (rinnovabili, smart grid) vecchie strategie palesemente inadeguate. Transizione energetica significa un rapido abbandono dei combustibili fossili e la sostituzione con energie rinnovabili rafforzate da idrogeno verde e stoccaggi, con interventi infrastrutturali sulle reti elettriche, come d’altra parte impone l’Unione Europea. [Per non parlare dell'urgenza di agire su quelle fonti di CO2 sempre trascurate benché in testa alle classifiche, ndr]. E conversione ecologica significa pensare alla destinazione universale dei beni comuni, assicurando a ogni persona pari diritti nella cura, nella dignità e nel reddito, nell’accesso all’istruzione e alla cultura, nell’accoglienza e nella possibilità di migrare senza mettere in gioco la vita, nel diritto alla natura e alla bellezza, oggi soffocato da periferie e ambienti invivibili.
Auspichiamo un governo capace di una svolta politica e culturale che non copra gli interessi di quelle stesse lobby economiche che hanno contribuito a determinare la distruzione di gran parte dell’ecosistema del nostro Paese e a esportare tale distruzione in altri Paesi fornitori di materie prime o destinatari dei nostri rifiuti.
Presidente Draghi, ci auguriamo che il suo Governo non si limiterà ad assicurare all’Italia i fondi per un percorso, pur vitale, di ripresa e resilienza ma avrà la visione e il coraggio di guardare alla cura della Casa comune – usando quest’ultima, forse irripetibile possibilità di ricostruire comunità tra umani, viventi e biosfera. Anche nel nostro bellissimo Paese – ferito da ecomafie, incuria, dissesto idrogeologico, produzione di rifiuti, spreco, cementificazione, erosione dei suoli, perdita di biodiversità; sfigurato dall’alienazione, soprattutto per i bambini, dal semplice rapporto con una pianta, con un bosco, con gli animali selvatici, con un tramonto, circoscritto ormai per molti solo alle gite scolastiche o alla possibilità di vacanza.
Un Paese privo di edifici resilienti alle ondate di calore, dove agli anziani poveri, in estate, le autorità suggeriscono di proteggersi nei centri commerciali dotati di aria condizionata. Dove, nella gestione della pandemia, si sono troppo spesso anteposti interessi privati e profitti alla tutela della salute pubblica, e si è giunti a stilare protocolli di selezione all’accesso alle terapie intensive in caso di sovraffollamento, descrivendo come sacrificabili persone «anziane, fragili o con comorbilità severa».
Sarà necessaria un’opera di ascolto e di cura, che investa la politica, le istituzioni, il mondo del lavoro, l’educazione e la comunicazione, e quel Terzo settore e quel mondo del volontariato che lei ha evocato nel suo discorso. L’enciclica Laudato si’ ci dice che tutto è connesso – lotta per il clima, difesa dell’ambiente e della biodiversità, migrazione, pace, diritto al lavoro, contrasto della povertà, accoglienza, rispetto di genere, tutela dei minori, cura delle città e del vivente – al punto che «niente di questo mondo ci risulta indifferente».
Speriamo che questa consapevolezza possa diventare un vero programma di governo.
Con i più sinceri auguri di buon lavoro.
Mario Agostinelli, don Virginio Colmegna, Emilio Molinari, Daniela Padoan, Simona Sambati, Guido Viale per Associazione Laudato si’ Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale