domenica 21 febbraio 2016

Sanzioni per aborto clandestino: le donne non ci stanno!

Ecco, ci siamo. L'aborto clandestino è tornato, la macelleria riapre per latitanza della sanità, la prevenzione va a quel paese, l'autodeterminazione e la sicurezza pure. E chi paga? sempre le donne, le colpevoli sono sempre loro, what else? 
Parte dal blog di Anarkikka il tamtam di #obiettiamolasanzione per far sentire le voci del dissenso sulle sanzioni stellari varate dal Governo contro le donne che ricorrono all'aborto clandestino: da “fino a 51 euro”, a “da 5.000 euro a 10.000 euro”. Questo il risultato del decreto approvato lo scorso 15 gennaio 2016 : un provvedimento che depenalizza per la donna il reato di aborto clandestino - cioè chiarisce che non c'è reato penale, appunto - innalzando però le sanzioni per chi vi ricorre. E eccoci ai vecchi tempi: nell'impossibilità di scegliere, prima della legge 194, una donna poteva scegliere fra i ferri delle mammane o le cliniche private e i viaggi a Londra; era tutta una questione di soldi. Non potendo scegliere, oggi, per svuotamento della legge a causa di abuso dell'obiezione, non avendo assistenza una donna può scegliere fra i ferri delle mammane o le cliniche private, e tenere in conto anche una bella sanzione. Resta tutta una questione di soldi, ma le donne non pagano solo quelli.
Le donne non ci stanno e oggi lo dicono lanciando un tweestorm, per domani 22 febbraio dalle 12,00 alle 14,00 e dalle 19,00 alle 21,00, a @matteorenzi @bealorenzin: #ObiettiamoLaSanzione No all’aggravio delle multe a chi è costretta all’aborto clandestino  
Queste le spiegazioni dal comunicato che sta raccogliendo adesioni:
Questo provvedimento non evidenzia le cause a monte di un ritorno preoccupante agli aborti clandestini, purtroppo sottostimati in ogni relazione ministeriale, tra cui innanzitutto un abnorme numero di obiettori di coscienza, la cui media nazionale del 70%, raggiunge in alcune regioni anche quote superiori al 90%. Invece di incrementare l’educazione ad una contraccezione diffusa e di assicurare un servizio di IVG certo ed efficiente si sceglie di colpire economicamente le donne.  
L’aggravio delle sanzioni viene venduto come un deterrente del reato, perché viene suggerito che la certezza della sanzione e la depenalizzazione possano addirittura avere funzione preventiva. Mentre l’obiettivo dichiarato è quello di dare un taglio a tutti i procedimenti che altrimenti intaserebbero la macchina giudiziaria, nel contempo non si fa luce sugli ostacoli che rendono impossibile per molte donne seguire l’iter previsto dalla legge 194.
L'elevato numero di obiettori si traduce in enormi difficoltà di accesso ad un iter sicuro e celere, con tante donne costrette ad andare in altre regioni per poter interrompere la gravidanza. Il problema è tanto acuito dal fenomeno dell'obiezione di struttura, a causa della quale interi reparti ospedalieri non praticano le IVG e non applicano la legge, che persino i giornali esteri ne scrivono.
Siamo dinanzi a uno svuotamento progressivo della 194, processo che da anni pare inarrestabile. Il nostro auspicio è che si apra al più presto un dibattito istituzionale che porti lo Stato a farsi responsabilmente e fattivamente garante del diritto ad un aborto libero, gratuito e sicuro, per consentire alle donne la scelta di diventare madri liberamente e consapevolmente. 
Chiediamo allo Stato risposte adeguate contro gli aborti clandestini e non aumenti di sanzioni economiche. Conseguentemente rivendichiamo la concreta applicazione della 194, nata per salvaguardare la salute delle donne ma ad oggi svuotata di reali tutele a causa dell’obiezione di coscienza. • Prime adesioni da persone e gruppi / Anarkikka, Loredana Lipperini, Cristina Obber, Pasionaria.it, Antonella Penati, Maddalena Robustelli, Simona Sforza blogger e attivista, Nadia Somma blogger e attivista, Lorella Zanardo, La rete delle reti femminili, Casa Internazionale delle Donne di Roma, Suny Vecchi Frigio.. unitevi qui: al blog di Anarkikka.

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