mercoledì 26 aprile 2017

Che ridere il simpatico gioco delle molestie, non invecchia mai

Bello, l'ultimo scherzo ad “Amici” di Maria De Filippi: palpeggiare pesantemente una cantante durante le prove sul palco. La giocosa citazione del più classico gioco del branco: molestare, violentare, aggiungendo alla violazione l’incitazione di gruppo, l’umiliazione collettiva della persona colpita, dileggiandola. Una persona subisce, mentre gli altri ridono; e anche ad Amici ridono, ridono tutti. E tutte. Mica vorrai far la figura di uno/una senza il senso dell'umorismo, vero? Il tweet che celebra l'ideona come lo scherzo più divertente degli ultimi anni dà poi la stura a commenti da branco che completano il quadro.
Bello.
Non tanto nuovo, però. Amici deficienti + sessisti = branco: ecco l'ambito in cui, da sempre, molestare è il passatempo preferito. Era davvero il caso di celebrarlo propinandolo come lecito e divertentissimo a milioni di spettatori, fra cui innumerevoli zucche già vuote? NO, secondo la  petizione che ora chiede di dare uno stop alle molestie  sessuali in tvInvitando a firmarla, prendiamo a prestito le parole da un post di Giulia Siviero (a cui diciamo anche grazie) per far notare l'implicazione, gravissima, che tutto questo comporta: 
Ridono, ridono tutti. E tutte. Nessuna, nessunissima consapevolezza, invece, della cosa che era stata appena messa in scena. Una molestia sessuale normalizzata, offerta senza alcun filtro al “divertimento” di chi l’ha pensata e di chi vi ha assistito, in una specie di festa dell’auto-assoluzione simbolica da bar. Ancora: una molestia sessuale dissimulata, travestita e celebrata su un palco con quegli stessi argomenti che i molestatori usano spesso nei tribunali. Che ridere.
Il 2 febbraio 2016 un uomo è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale perché “scherzava”. Domenico Lipari, ex direttore dell’agenzie delle entrate di Palermo, era stato accusato di violenza sessuale attenuata nei confronti di due colleghe di lavoro (…) Secondo il tribunale non era stato commesso un reato perché Lipari aveva fatto effettivamente quel che gli veniva contestato ma senza trarne «appagamento sessuale» e senza «limitare la libertà sessuale delle due donne». I giudici avevano inoltre tenuto conto del contesto in cui si erano svolti i fatti, che era guarda un po’, scherzoso: «Il comportamento del capufficio imputato era oggettivamente dettato da un immaturo e inopportuno atteggiamento di scherzo, frammisto ad una larvata forma di prevaricazione e ad una, sia pur scorretta, modalità di impostazione dei rapporti gerarchici all’interno dell’ufficio (…) non si deve però fare riferimento alle parti anatomiche aggredite e al grado di intensità fisica del contatto instaurato, ma si deve tenere conto dell’intero contesto. Nel comportamento del Lipari non era ravvisabile alcun fine di concupiscenza o di soddisfacimento dell’impulso sessuale».

La sentenza ha sostanzialmente stabilito che è il molestatore a decidere se un contesto è scherzoso e che una molestia è una vera-molestia solo se il molestatore ne trae piacere sessuale. E ha stabilito che è sempre il molestatore a decidere se, quando e come una donna deve sentirsi violata
Quel siparietto in tv ha normalizzato, nello spazio di un minuto, tutto questo: confondendo i limiti, i confini tra offesa e offensore, stabilendo una cornice in cui certe cose smettono di essere quello che sono e diventano altro. E facendo automaticamente diventare “altro” e “altra” chi ci ha visto una cosa ben differente: una sciocchina-che-ha-frainteso, nel migliore dei casi, una frigida-femminista-incattivita (notoriamente priva di senso dell'humour, ndr) nel forse peggiore dei casi. Come non ridere, dunque, tutte e tutti insieme davanti a tutto un mondo che finalmente è autorizzato a ridere quando ti palpano le tette come fossero paperelle? Come non ridere, di fronte a un contesto che ti fa capire che devi ridere, perché ci sono le risate registrate e ci sono, al momento giusto, i suoni che fanno i giocattoli di gomma quando li strizzi? Poco mi importa che la diretta interessata (ma non mentre accadeva), altre presenti e altre ancora si siano divertite o piegate al divertimento altrui per non fare “figuracce”. Ho imparato che al mondo ci sono donne che gli uomini hanno “educato” benissimo.
Che speranze abbiamo davanti a questo continuo travaso di spazzatura nei cervelli, da parte della Tv? Ma su dai, non lamentiamoci sempre; un po' di sense of humour! Godiamoci l'allegro entertainment a base di compiacenti donne dell'est e giocose molestie, facciamoci altre 4 risate. 


Qui si fa per ridere, mica come in quei paesi dove non c'è rispetto per le donne.



martedì 25 aprile 2017

Perché un 25 aprile femminista

Quest'anno il #25aprile sarà femminista, perché una rivoluzione che abbia senso o è femminista, o non è. Sapevate che il 25 aprile 1945 Togliatti diede indicazione che le partigiane non sfilassero alle manifestazioni seguite alla Liberazione? "il popolo non avrebbe capito" (leggi: le avrebbe considerate presenze sconvenienti, probabilmente solo prostitute dei partigiani maschi). Quindi Togliatti disse: alle sfilate le donne non ci devono essereRiproponiamo qui un video che documenta non solo la storia delle donne nella Resistenza - ma anche come questa storia sia stata volutamente taciuta e ignorata; come ignorata è stata nei secoli tutta la storia delle donne.


ATTENZIONE: il video è stato immediatamente rimosso. Perché? perché la storia delle donne viene così sistematicamente oscurata??? DI QUESTO CHIDIAMO CONTO ALLA RAI, visto che la ragione sembra essere proprio la negazione, da parte della Rai, all'utilizzo di alcuni stralci di filmati storici.
La rete delle reti femminili ha montato questo filmato utilizzando contributi da molte fonti, tra cui il documentario di Liliana Cavani del 1965 "La donna nella Resistenza" (il solo che conosciamo che fu realizzato sul tema, con interviste a Germana Bordoni, Norma Barbolini, Adriana Locatelli, Gilda Larocca, Tosca Bucarelli, Marcella Monaco, Maria Giraudo, suor Gaetana del carcere di Santa Verdiana, Lidia Menapace, Maria Montruolo, Anna Maria Enriques Agnoletti e sua madre; sulla Resistenza delle donne è rimasto davvero molto poco: senza il prezioso lavoro della Cavani nemmeno questo video avrebbe potuto essere realizzato); ci sono inoltre contributi originali recenti, inclusi pezzi di interviste inedite. 
Ma perché le donne non dovevano esserci? non certo per la sciocca preoccupazione che fossero scambiate per "prostitute"; ma perché, tornata la "normalità", le donne dovevano tornare al focolare, archiviando il male necessario della loro pericolosa partecipazione alla vita sociale, che l'emergenza della guerra aveva imposto. Su questo tutti i maschi, di destra e di sinistra, si trovavano d'accordo. Ma questa domanda è correlata anche a un'altra: che ruolo ebbero le donne nella Resistenza di allora, e quale stanno avendo adesso? Un ruolo essenziale, insostituibile, senza il quale ogni nuova resistenza è destinata a fallire; ecco perché va riconosciuto, salvaguardato e valorizzato. 
E, oggi, una Resistenza strenua è in corso nel mondo, se non vi foste accorti, contro un'offensiva di proporzioni planetarie, per la riduzione dei diritti a favore di oligarchie autoritarie. Un'offensiva che non è esagerato definire neonazista e che vede in primo piano l'islamismo politico da un lato, e lobby economiche dall'altro, per il dominio sull'energia, l'alimentazione e la salute. Le donne sono in prima linea in questa battaglia: per la difesa del Pianeta dalla violenza dell'economia predatoria, per la libertà dei semi, per politiche di pace, per reagire all'emergenza climatica, contro ogni razzismo e per i diritti sessuali di tutti. Sono in lotta per i propri diritti - che sono specchio del livello di democrazia ovunque, e per i diritti di tutti gli esseri. Sul piano militare, pur promuovendo ovunque la Pace, le donne si impegnano se necessario anche a strenue resistenze armate: ed è dove le donne hanno davvero peso, che le potenti formazioni armate del cosiddetto Stato Islamico vengono respinte. Lo stesso non si può dire dove le donne sono relegate al mero ruolo di vittime. Là dove, grazie al ruolo delle armate femminili, l'Isis è stato respinto, è avvenuto - e sta avvenendo - qualcosa che ci riguarda tutti; di questo dobbiamo insistentemente parlare.
Come ricordava Marisa Rodano nel suo intervento alla Camera, il 25 aprile 2015: "senza le donne la lotta di Liberazione non sarebbe stata vittoriosa". Questo è vero anche adesso. Insegniamo ai nostri figli la Storia, e a cercare di comprendere il presente, perché il Pianeta, la vita e l'umanità non sono mai stati così in pericolo: nessun diritto è scontato: la libertà si conquista ogni giorno. Oggi le donne, più che mai, sono animatrici di questa resistenza permanente.

Di seguito il programma organizzato a Milano per il 25 aprile dalla rete #nonunadimeno di Milano:


Tutte sono invitate a partecipare:
1. vestendo colori dal fucsia al viola dovunque ti troverai durante la giornata
2. portando una stoffaalta 50 cm, lunga quanto vuoi e con dei legacci agli angoli, degli stessi colori, su cui avrai scritto il tuo messaggio: con le stoffe di tutte comporremo, durante il corteo, una lunga striscia che porteremo in piazza Duomo e poi all’Arco della Pace
3. facendo circolare nel corteo i volantini con gli 8 punti per il 25 aprile che distribuiranno le staffette della rete non una di meno
4. rinominando le strade che attraverseremo con i nomi di combattenti partigiane e delle Madri Costituenti





Questi gli appuntamenti:

Piazzale Cimitero Maggiore, Presenza al presidio 
9.30 Porta un fiore al partigiano con una corona d’alloro alla resistenza delle partigiane, le foto e le storie di partigiane milanesi e delle madri costituenti, le nostre parole e le nostre poesie

Piazza Duomo 
13:30 incontro sul sagrato e formazione delle staffette resistenti della rete #nonunadimeno che in bicicletta o a piedi si organizzeranno per portare nel corteo i nostri contenuti attraverso la distribuzione del manifesto della rete non una di meno di Milano e gli otto punti per il 25 aprile, rinominare le strade che attraverseremo dedicandole a donne partigiane, componendo la lunga striscia di stoffa che attraverserà il corteo,
17:00 ci ritroveremo tutte come rete nonunadomeno sul sagrato del Duomo con gli striscioni, le foto delle donne partigiane e delle madri costituenti, i cartelli con i nostri messaggi, la lunga striscia dei messaggi legati insieme...
17:30 partenza dal sagrato del Duomo del colorato e rEsistente corteo della Rete nonunadimeno, per raggiungere l’Arco della Pace  

Arco della Pace 
qui troverete il banchetto #nonunadimeno; e interventi #nonundimeno dal palco   

sabato 15 aprile 2017

Il delirio fallico e il padre di tutti i missili falliformi

I deficienti al potere con sensi di inferiorità irrisolti dovrebbero essere tutti chiusi in uno stadio a tempo indeterminato, armati di righelli, a misurarsi davanti a una giuria di altrettanti maschi deficienti i propri (veri) piselli, mosci e in erezione. Invece vanno in giro armati di armi micidiali, liberi di misurare la potenza delle proprie (ideali) proiezioni falliche facendo esplodere su madre Terra simulacri esplosivi celebrativi dei loro cazzetti.

Alla fine, è per questa semplice ragione che siamo stati portati sull’orlo dell’estinzione, e per la stessa ragione la bomba di Trump del 13 aprile 2017 ha accorciato la distanza a meno di 1 mm. 
Bene, bravi, congratulazioni. Noi donne quali mezzi abbiamo sempre avuto per intervenire, per scongiurare tanta idiozia fallica? solo la parola; per lo più inascoltata, ovviamente. Oggi, che stiamo crescendo, c'è solo da augurarsi che non sia troppo tardi. 
Ma intanto, a proposito di parole - diciamo che la guerra è sempre patriarcale e fallocratica, e perciò la parola madre non dovrebbe mai essere accostata alla parola bomba.


La Massive ordnance air blast, o MOAB, o Mother of all bombs, non è affatto “madre di tutte le bombe”, ma solo, e unicamente, l’aspirante padre di tutti i missili falliformi. 


Ha causato un super-disastro, cioè un bel successone, secondo il presidente Usa - mica ha fatto cilecca. Eppure, povero Trump, a distanza di poche ore dalla dimostrazione fallica pre-atomica più devastante del mondo, arriva una bruciante delusione: Putin si vanta davanti all’universo mondo di avere un cazzone esplosivo (ancorché ancora non-atomico), di gran lunga più lungo e più esplosivo del suo
E a  maggior sfregio, lo chiama finalmente col suo nome, sbertucciando come pussy l’appellativo madre di tutte le bombe: il mio missile è molto più potente, e infatti ma quale “madre”, si chiama Father of all bombs, è il padre di tutte le bombe - anzi, per l’esattezza sarebbe meglio dire di tutti i missili, che è maschile.



Ma mica siamo in un film underground degli anni Settanta, è tutto vero. Il Moscow Times - prontamente - titola tipo noi ce l'abbiamo più grosso del tuo.

E avvisa che la Madre di tutte le bombe non spaventa i russi, noi ne abbiamo una ancora più potente: gli americani avrebbero molta più paura del nostro padre. Ha una potenza 4 volte maggiore di quella americana (44 tonnellate di tritolo contro 11) e un raggio di distruzione maggiore, più innovativa, essendo progettata solo nel 2007.
Ci puoi giurare che un altro padre di tutti i padri di tutti i missili il virile Donald lo sta già facendo costruire. Ma intanto vediamo ora cosa tirerà fuori dalle sue mutande d’acciaio anche quell’altro cretino, il complessato coreano.
Domani è Pasqua. Mettiamoci il cuore in pace, perché fuori è sempre più guerra.

In nome dei più bassi ideali. Che si tengono su come possono.


giovedì 6 aprile 2017

Carissime tutte, invito all'assemblea di Roma 22-23 aprile 2017

Carissime tutte, la rete #nonunadimeno dal proprio blog invia una lettera a tutte le partecipanti alle mobilitazioni dell'8 marzo scorso. Invito che, da qui, estendiamo anche a quelle che non c'erano. 
... vi scriviamo, scrive il blog della rete, dopo lo Sciopero globale dello scorso 8 marzo, in primo luogo per ringraziare tutte per la forza, il coraggio, la passione, la fantasia con cui è stata animata e fatta vivere questa splendida giornata di lotta e mobilitazione globale.
Si; non era facile, non è stato facile, proclamare la violenza maschile sulle donne ragione abbastanza concreta perché le donne di tutto il mondo, da decine e decine di paesi, si decidessero a indire a livello planetario uno sciopero delle donne; in Italia per chiedere lo sciopero generale. E' stato davvero un evento senza precedenti. Eppure, noi lo sentivamo nei nostri corpi, nelle nostre teste, nel nostro diritto inalienabile a vivere e lavorare con dignità e libertà; perciò lo abbiamo fatto.
In tanti luoghi di lavoro, nei servizi e nelle cooperative, nelle scuole e negli ospedali, nel pubblico impiego come in quello privato, in tante hanno incrociato le braccia, e non solo le lavoratrici dipendenti; lo hanno fatto anche, mettendosi doppiamente a rischio, le lavoratrici autonome e parasubordinate, quelle precarie che il diritto di sciopero non lo hanno. Ognuna mettendosi in gioco a suo modo e non solo in Italia: fiumane di donne si sono riversate ovunque nelle piazze, milioni di donne hanno scioperato e si sono mobilitate in tutto il mondo, in oltre 50 paesi. 
Dobbiamo dirlo, senza arroganza: forse il più importante evento di lotta degli ultimi decenni. O forse, senza forse. Passato l’evento, con il ricordo ancora nitido, si tratta ora di mettere a frutto questa esperienza e di consolidare questa straordinaria nuova marea femminista

Primo obiettivo lavorare a un nuovo Piano femminista contro la violenza, che già le assemblee nazionali di novembre e di febbraio scorsi hanno cominciato a delineare. Per questo motivo la rete invita tutte a continuare insieme partecipando ai prossimi momenti di discussione: dai Tavoli che stanno proseguendo nel lavoro sul Piano, sino alla prossima assemblea nazionale #nonunadimeno, che si svolgerà a Roma il 22 e 23 aprile. 
Occasioni concrete per elaborare collettivamente quanto è accaduto lo scorso 8 marzo e per andare avanti.