Serve presentare Daniela Padoan? Forse si, perché anche se molto prolifica scrittrice, saggista e attivista, con i suoi modi discreti e defilati lei non si promuove, non fa quasi nulla per far parlare di sé. Vogliamo parlarne noi, perché finalmente vediamo candidarsi una persona non solo seria, sincera, competente, ma anche consapevolmente eco-femminista.
E lo facciamo con le risposte che abbiamo ricevuto alle nostre domande:
Perché hai accettato di candidarti a queste elezioni regionali?
Per 28 anni il governo di questa destra è stato più attento agli interessi delle lobby economiche che a quelli dei cittadini: oggi la Lombardia è la regione più inquinata d’Europa, ove l'aspettativa di vita si è ridotta di quasi 3 anni (e con oltre 45mila decessi ufficiali solo per Covid-19).
Questo momento storico porta in primo piano proprio tutto ciò che più mi sta a cuore: un complessivo attacco all’ambiente, alle fragilità, alle diversità, alla democrazia, alle nostre stesse possibilità di convivenza. Ho sentito che scrivere non basta, e nemmeno rimanere nell’ambito associativo… Occorre portare nelle istituzioni il proprio contributo alle scelte che riguardano le nostre esistenze, comprendendo l’indissolubile relazione fra giustizia sociale e giustizia ambientale. Per questo ho deciso di accettare l’invito di Europa Verde a candidarmi, come indipendente, a capolista per Milano e Provincia nell’Alleanza Verdi Sinistra, in appoggio alla candidatura a presidente di Pierfrancesco Majorino.
Credo che superare la frammentazione che ha consegnato il Paese alle destre sia la sola possibilità per fermare chi ha governato ininterrottamente la Lombardia dal 1994, con le conseguenze che sperimentiamo. L’esperienza di questi anni mi ha insegnato che la forza risiede in una collettività di persone che credono nella responsabilità e nel bene comune, e che solo da qui viene l’intelligenza politica che riesce a cambiare le cose.
Per questo, alle associazioni e alle persone con cui tante cose abbiamo fatto insieme in questi ultimi anni – su ecologia, fragilità, migrazione, beni comuni, femminismo, antirazzismo, antifascismo, formazione “dal basso” – chiedo non solo di sostenere la mia candidatura ma di contribuire ad arricchire, come un collettivo, un programma condiviso per la Regione.
Come sintetizzeresti i punti del tuo programma?
Prima di tutto ritengo necessario raccordare economia, salute pubblica e tutela dell’ambiente in un unico concetto di salute circolare, interdisciplinare, che diventi cuore di ogni politica.
Bisogna affrontare con una mentalità nuova una crisi che ormai colpisce anche un ceto medio sempre più impoverito dall'inflazione portata da guerra, pandemia e politiche energetiche ancora ottusamente basate sui fossili.
Per questo, se eletta, mi impegno ad agire per una serie di punti che non sono slogan, ma la quintessenza dell’impegno che mi guida:
• fermare la privatizzazione della sanità affermando il principio della salute non come assenza di malattia ma come condizione complessiva della persona: quindi includendo qualità dell’ambiente e dell’abitare, alimentazione, lavoro, istruzione, costruzione di reti di comunità;
• difendere la nostra Madre Terra, l’acqua, il suolo, il vivente, i beni comuni, la bellezza e gratuità della natura, nostra più vera radice;
• dare opportunità ai giovani promuovendo un profondo investimento culturale, economico e di strategia sul futuro;
• promuovere pace, disarmo e riconversione dell’industria bellica lombarda;
• dare piena affermazione dei diritti delle donne in contrasto alla cultura patriarcale, lotta alla violenza, valorizzazione dei talenti femminili;
• nuovi posti di lavoro attraverso una vera transizione ecologica, includendo nella formazione erogata dalla Regione competenze ambientali specifiche, rivolte anche ai cittadini stranieri, e una visione nuova che cambi le politiche a partire dai luoghi della fragilità, dai margini, dalle istituzioni chiuse;
• democrazia partecipata che garantisca ai cittadini trasparenza, accesso alle informazioni e reale partecipazione, cambiando le politiche che riducono a categoria disabili e anziani, sofferenti psichici, migranti.
Come attuare tutto questo? Col metodo: giorno dopo giorno, affrontando ogni singola problematica alla luce del rispetto del vivente quale stella polare a cui far sempre riferimento, attraverso la coscienza ecologica e sociale che ne consegue, e cercando aiuto e sostegno dalle migliori competenze di coloro che dedicano la loro vita a comprendere, riparare, innovare.
Tutto il mio lavoro è stato impostato sul dialogo, l’incontro, l’interconnessione di saperi e impegno, e così sarà il mio modo di fare politica: con l’aiuto di tutte e tutti voi che condividete questa visione.
Puoi parlarci di te attraverso i progetti che hai realizzato?
Sono scrittrice, saggista e attivista per i diritti umani e ambientali, fra i fondatori delle associazioni Adif (associazione Diritti e Frontiere), Laudato si’, un'alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale, e Osservatorio Solidarietà Carta di Milano; e curo la collana Lupicattivi - Voci di ecologia integrale per Castelvecchi editore.
E si, la mia biografia coincide in gran parte con le mie scelte associative e con i miei libri, che segnano i temi a cui mi sono dedicata negli anni: la Shoah, la resistenza femminile, le radici culturali del razzismo, la visione antropocentrica che divide esseri umani, vivente e natura in gerarchie di valore, procedendo alla distruzione del pianeta e riducendo a scarti le vite dei più fragili. Tra i libri che ricordo qui:
in "Come una rana d'inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz" (Bompiani), ho proposto una riflessione sulla specificità femminile della Shoah, fino ad allora ignorata nel nostro paese, instaurando un dialogo durato quasi due anni con le straordinarie testimoni Liliana Segre, Goti Bauer e Giuliana Tedeschi.
In "Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo" (Bompiani), ho intessuto un racconto a cinque voci fatto da Hebe de Bonafini e dalle storiche madri dei desaparecidos sulla forza politica del materno e la resistenza delle donne ai regimi.
In "Razzismo e noismo. Le declinazioni del noi e l’esclusione dell’altro" (Einaudi) – un dialogo a tratti irruento con Luca Cavalli-Sforza, il genetista che ha dimostrato l’inesistenza scientifica del concetto di razza applicato agli esseri umani – ho provato a indagare la presunzione antropocentrica della nostra cultura occidentale.
In alcuni libri, che chiamo “libri-assemblea”, mi sono occupata di ambiente ed ecologia, progetti di dialogo tra diversi ambiti di ricerca e attivismo.
Niente di questo mondo ci risulta indifferente (ed. Interno4), è il risultato di un confronto tra quasi duecento studiosi e attivisti attorno al concetto di ecologia integrale proposto nell’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco.
Gli stati generali dell’acqua (Castelvecchi), dedicato all’acqua bene comune, diritto umano e del vivente, è nato dalla collaborazione di quasi settanta studiosi, attivisti e movimenti in Italia e nel mondo: dal relatore speciale per l’acqua all’Onu al portavoce Mapuche per l’inserimento dell’acqua nella Costituzione cilena, non in quanto diritto umano ma in quanto soggetto, in sé, di diritto.
Il mio prossimo libro-assemblea sarà sul ritorno dell’ideologia nuclearista.
Altro mio argomento di impegno è la difesa della Costituzione. Il 24 gennaio di quest’anno è stato pubblicato a mia cura il libro "Liliana Segre. La stella polare della Costituzione. Il discorso al Senato" (Einaudi), con un mio saggio conclusivo sul “filo nero” che dalla Marcia su Roma portò alla Shoah e che ancora oggi ci interroga sul riaffacciarsi di una cultura politica che affonda le radici in un passato fascista con cui non abbiamo mai davvero fatto i conti.
Riguardo all’attivismo associazionista e politico: fin dal 2002, con il gruppo Donne contro i cimiteri marini di Stato, mi sono impegnata per il soccorso in mare e l’accoglienza di profughi e migranti. Le associazioni ADIF -Diritti e Frontiere e Osservatorio Solidarietà Carta di Milano sono nati per rispondere alle politiche italiane ed europee di contenimento e respingimento della migrazione e alla criminalizzazione degli attivisti che, nella progressiva dismissione del soccorso in mare e alle frontiere, si fanno carico dell’assistenza umanitaria.
Dal 2014 al 2019 ho lavorato per il Parlamento europeo come portavoce in Italia dell’eurodeputata Barbara Spinelli (gruppo parlamentare GUE-NGL) occupandomi soprattutto delle tematiche connesse a migrazione, diritti umani e crisi climatica. Grazie a questo incarico ho potuto ispezionare luoghi di trattenimento per migranti come il CIE di Ponte Galeria a Roma e il CPR di Corelli a Milano, e ho organizzato il convegno internazionale Il secolo dei rifugiati ambientali: analisi, proposte, politiche, tenuto nel 2016 al Palazzo Reale di Milano.
L’associazione Laudato si’ - Un'alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale (di cui sono direttrice) è nata a Milano nel 2015 su sollecitazione di don Virginio Colmegna, ed è formata da credenti e non credenti convinti della portata di cambiamento introdotta dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Ha sede presso la Casa della Carità e ha ricevuto dal Comune di Milano la benemerenza civica Ambrogino d’oro per «aver saputo dare un contributo speciale alla città». Per l’associazione ho curato tutte le pubblicazioni e coordinato attività formative rivolte a scuole, sindacato e società civile.
Negli ultimi tre anni ho avuto modo di collaborare più strettamente con don Colmegna, che con Casa della Carità si occupa di fragilità e di periferie fisiche ed esistenziali. Insieme abbiamo sviluppato un progetto di scuola popolare di ecologia integrale che avrà sede nel quartiere milanese di Crescenzago, per promuovere sul territorio pratiche di giustizia sociale e giustizia ambientale che mostrino come il “margine” possa divenire luogo di arricchimento e crescita culturale e politica per tutti. [Daniela Padoan]
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