Ancora una volta si è deciso di ignorare l’elefante nella stanza, ha dichiarato Sebastian Joy: cioè il devastante impatto ambientale della zootecnia industriale.
La strategia Farm to Fork è sviluppata nell'ambito del nuovo Green Deal della Commisione Europea, e quindi di investimenti per 100 miliardi da destinare alla transizione verde.
Ma quale transizione verde si potrà mai attuare trascurando azioni forti sulla più importante fra le fonti primarie di consumo di foreste e risorse, degrado sanitario, riscaldamento globale e inquinamento?
La strategia Farm to Fork è sviluppata nell'ambito del nuovo Green Deal della Commisione Europea, e quindi di investimenti per 100 miliardi da destinare alla transizione verde.
Ma quale transizione verde si potrà mai attuare trascurando azioni forti sulla più importante fra le fonti primarie di consumo di foreste e risorse, degrado sanitario, riscaldamento globale e inquinamento?
In realtà, anche la versione definitiva di Farm to Fork tocca in diversi punti le gravi problematiche relative sia alla produzione, sia al consumo di carne. Ma, riguardo alle azioni da intraprendere nella direzione della "sostenibilità", è stata una delusione: definita addirittura una inversione a U rispetto agli obiettivi che si prospettavano di riduzione degli impatti causati dagli allevamenti intensivi.
Vegconomist rivela che, in una prima versione, la Commissione includeva la proposta di interrompere la promozione della carne ponendo fine ai finanziamenti UE erogati a questo scopo; dichiarazione che però è scomparsa dalla versione definitiva. Concretamente, non è stato fissato alcun obiettivo di riduzione di carne e latticini, né di spostamento dei sussidi agricoli dall'agricoltura industriale animale alla vera agricoltura, cioè la produzione di colture vegetali; né si è pensato a una tassa sulla sostenibilità.
Quindi, nonostante la Commissione Europea riconosca l'impatto della zootecnia sull'ambiente e sulla salute pubblica, incredibilmente la strategia Farm to Fork delinea una tabella di marcia politica verso un sistema alimentare più sostenibile sottovalutando il più grave dei suoi impatti ambientali e di salute.
Un orientamento che appare inadeguato, visto che il consumo regolare di carne è dimostratamente insostenibile; basti pensare al dato di questa ricerca pubblicata da Science per cui (rispetto alla totalità degli alimenti considerati nell’analisi), i cibi di origine animale, che forniscono il 18% delle calorie e il 37% delle proteine, causano da soli l'occupazione dell’83% dei terreni e quasi il 60% dei gas serra e dell’inquinamento di aria e acqua.
Insomma, ha ragione Joy ad affermare che questa omissione della Commissione: "è un duro colpo per tutti coloro che si augurano seriamente di instaurare un sistema alimentare sostenibile, perché se non affrontiamo la sovrapproduzione e il consumo eccessivo di prodotti di origine animale, non possiamo nemmeno iniziare a sperare di trasformare il sistema alimentare attuale. Gli obiettivi di riduzione della carne e dei prodotti lattiero-caseari sono essenziali perché la stessa politica alimentare della Commissione abbia successo. Senza di essi, il piano per rendere l'Europa neutrale in termini di emissioni di carbonio entro il 2050 è destinato a fallire. Si tratta di una grande occasione mancata, sollecitiamo quindi la Commissione a riconsiderare i suoi piani".
L'impatto della carne in 4 minuti:
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