Un'altra donna uccisa da un uomo, un'altra narrazione tossica che normalizza la violenza contro le donne e la racconta come conseguenza dell'innamoramento, dell'amore, del raptus, della passione.
Questa volta il pessimo esempio di giornalismo ci viene offerto sul web, da il Mattino di Padova online, diretto da Paolo Possamai che ha pubblicato l'articolo Natasha, lotta disperata contro il suo molestatore, firmato da Carlo Bellotto (con la collaborazione di Giusy Andreoli). Siamo davanti all'ennesima operazione di normalizzazione ed estetizzazione della violenza maschile contro le donne, molto efficace nel nascondere ciò che alimenta il femminicidio: il bisogno di potere e di controllo sulle donne, i loro corpi e la loro sessualità. La donna assassinata, si chiamava Natasha Bettiolo, aveva 46 anni, era madre di due figli avuti in giovanissima età e lavorava come cuoca alle mensa di una scuola elementare. L'assassino Luigi Sibilio, è ricoverato al policlinico di Padova, dopo aver assassinato Natasha appena uscita dal lavoro, ha tentato il suicidio. Nonostante da anni si parli di femminicidio e ci siano analisi approfondite del fenomeno, il Mattino di Padova narra i fatti con disarmante superficialità anche se è in buona compagnia: altri quotidiani di Padova sciorinano le parole raptus, delitto passionale e titolano che l'assassino aveva "perso la testa".
Questa volta il pessimo esempio di giornalismo ci viene offerto sul web, da il Mattino di Padova online, diretto da Paolo Possamai che ha pubblicato l'articolo Natasha, lotta disperata contro il suo molestatore, firmato da Carlo Bellotto (con la collaborazione di Giusy Andreoli). Siamo davanti all'ennesima operazione di normalizzazione ed estetizzazione della violenza maschile contro le donne, molto efficace nel nascondere ciò che alimenta il femminicidio: il bisogno di potere e di controllo sulle donne, i loro corpi e la loro sessualità. La donna assassinata, si chiamava Natasha Bettiolo, aveva 46 anni, era madre di due figli avuti in giovanissima età e lavorava come cuoca alle mensa di una scuola elementare. L'assassino Luigi Sibilio, è ricoverato al policlinico di Padova, dopo aver assassinato Natasha appena uscita dal lavoro, ha tentato il suicidio. Nonostante da anni si parli di femminicidio e ci siano analisi approfondite del fenomeno, il Mattino di Padova narra i fatti con disarmante superficialità anche se è in buona compagnia: altri quotidiani di Padova sciorinano le parole raptus, delitto passionale e titolano che l'assassino aveva "perso la testa".
Carlo Bellotto su il Mattino di Padova infila però una perla dietro l'altra: ha la squisita sensibilità di definire la vittima, "la bella cuoca", riferisce che gli inquirenti stanno indagando se Natasha Bettiolo avesse ricevuto telefonate e messaggi, allude nel titolo a molestie e pressioni che la donna potrebbe aver subito prima di essere uccisa, eppure non fa alcun riferimento allo stalking.
E ancora descrive l'aggressione come una "sorpresa", spiega che l'origine della violenza sia stata "una sbandata" e conclude che l'assassino "si era invaghito talmente di quella donna tanto da ammazzarla per un suo rifiuto ad una relazione". Ecco la concezione dell'amore secondo il Mattino di Padova e Carlo Bellotto: se ami molto, ammazzi.
E ancora descrive l'aggressione come una "sorpresa", spiega che l'origine della violenza sia stata "una sbandata" e conclude che l'assassino "si era invaghito talmente di quella donna tanto da ammazzarla per un suo rifiuto ad una relazione". Ecco la concezione dell'amore secondo il Mattino di Padova e Carlo Bellotto: se ami molto, ammazzi.
Naturalmente non poteva mancare la patologia diagnosticata solamente dagli iscritti all'ordine dei giornalisti , "il raptus" anche se nello stesso identico articolo, il giornalista a cui difetta la logica, spiega che gli inquirenti stanno valutando l'ipotesi di premeditazione del delitto.
L'articolo 17 della Convenzione di Istabul responsabilizza (ancora inutilmente pare) i Mass Media e attribuisce loro un ruolo per attuare un cambiamento culturale anche adottando linee guida ed è anche per questo che l'ordine dei giornalisti il 30 dicembre scorso ha fatto proprie, finalmente dopo 5 lunghi anni, le Linee Guida della Federazione Internazionale dei Giornalisti che richiama i giornalisti all'uso di un linguaggio corretto, cioè rispettoso della persona, scevro da pregiudizi e stereotipi, ad una informazione precisa e utile alla comprensione delle vicende e della loro dimensione sociale: adottando nei casi di femminicidio anche il punto di vista delle vittime (anziché centrarlo sulla personalità dell'omicida) e salvaguardando la loro privacy; fornendo dati e pareri di esperti utili a collocare gli atti di violenza nel loro contesto storico e culturale, contro la convinzione che "la violenza sulle donne sia una tragedia inesplicabile e irrisolvibile".
Che altro dire?