Cari maschi, questa lettera è per voi. Siate voi eterosessuali o gay, siate voi di destra o di sinistra, vecchi o giovani; siate voi bianchi o neri o di ogni altro colore; siate voi atei o credenti; cristiani, o musulmani o di qualunque altra religione; vi invitiamo a osservare la forza delle donne nel mondo, la loro capacità di reazione.
Solo per citare gli eventi più recenti, vedi le mobilitazioni in Irlanda e di Varsavia, rispettivamente il 24 settembre e il 3 ottobre 2016; quella in Argentina e America Latina del 19 ottobre e quella di Roma, il 26 novembre 2016; quella di Washington, e in tutto il mondo, il 21 gennaio 2017.
Solo per citare gli eventi più recenti, vedi le mobilitazioni in Irlanda e di Varsavia, rispettivamente il 24 settembre e il 3 ottobre 2016; quella in Argentina e America Latina del 19 ottobre e quella di Roma, il 26 novembre 2016; quella di Washington, e in tutto il mondo, il 21 gennaio 2017.
Cosa vogliono, cosa chiedono queste donne? diritti femminili, democrazia, pace; le stesse cose coltivano ovunque in pubblico e in privato, giorno dopo giorno, a ogni latitudine.
Certo, esistono (anche) molte donne complici del patriarcato e della violenza; consciamente o inconsciamente. Del resto, allo stesso modo moltissime persone, sperando sinceramente in qualche cambiamento positivo, hanno deciso di votare un presidente come Trump, un uomo che non ha fatto mistero delle sue simpatie (e alleanze) naziste, dei suoi “ideali” guerrafondai, razzisti e misogini (in un ambito che misogino è già di suo), della sua follia negazionista sui temi ambientali, né dei metodi che intende applicare contro chiunque tenterà di ostacolarlo. Fra loro si, anche moltissime donne (benché in netta minoranza rispetto agli elettori maschi).
Però noi tutte e tutti sappiamo, se lo vogliamo vedere (e se guardiamo ai dati), che la principale resistenza a crudeltà e distruzione, e alla povertà che ne deriva, e dunque alle dittature, viene proprio dalla universale spinta collettiva delle donne, come gruppo umano, verso la giustizia, la pace, la protezione dell’ambiente e della vita. Il che vale a dire che ogni spinta contraria, di prevaricazione e predazione, ha proprio nell’organismo collettivo delle donne il suo principale nemico.
Non deve stupire, dunque, che la misoginia e la volontà di spezzare la forza delle donne sia il comun denominatore che unisce tutte le ideologie violente del patriarcato: il fascismo, il razzismo, il militarismo, la supremazia bianca, l’islamismo politico, il terrorismo eccetera.
Una sola parola d’ordine accomuna tutte le forze militari e politiche che si alimentano di queste ideologie, anche quando esse siano in conflitto fra di loro: ed è immobilizzare le donne. A qualunque egemonia appartengano, razza o religione, a tutte queste forze preme ricacciare le donne nel ruolo di schiave impotenti in cui il patriarcato le ha costrette fin dai suoi albori, ad ogni latitudine e in ogni cultura.
Oggi il mondo, che sembrava avviarsi verso la democrazia, assiste con sempre maggiore virulenza a un processo crescente di regressione, in cui aumentano lo squilibrio delle ricchezze e l’erosione delle libertà.
Se le donne riescono a mantenere le loro conquiste, là dove ne hanno fatte, e a migliorare la propria condizione (non solo dove sono ancora immobilizzate, ma ovunque), questo processo è destinato a essere contenuto e ci sono probabilità che venga sconfitto.
Ma di tutto ciò ben si rendono conto anche i dittatori e gli aspiranti tali; non a caso le primavere arabe sono fallite non appena, dal loro stesso interno, è partita l’offensiva contro l’energia più sana che le alimentava: i diritti delle donne. E così, grazie agli sforzi congiunti delle forze animate dall’autoritarismo (i terroristi islamici come i militaristi occidentali), molti paesi già martoriati sono passati dalla speranza all’orrore, e dalla padella nella brace. Altri hanno perso la pace; come la Turchia che, dalla prosperità e capacità di convivenza di cui godeva, con Erdogan è finita nel caos. Quella stessa Turchia, anziché combattere l'Isis, si accanisce contro la resistenza dei curdi (e delle curde); un popolo che, guarda caso, ha le donne fra i suoi protagonisti e la parità fra i suoi cardini.
Oggi, come non vedere che questa strategia si ripete, anche nelle società occidentali?
Le nostre democrazie sono giovani e fragili; proprio come i diritti femminili. L’offensiva per la loro distruzione, che tanto ha già fatto per snaturare le democrazie nei maneggiamenti sottobanco, ora è ufficialmente partita; Trump è il generale che la guida. Uno che vuole costruire un muro contro i messicani e bandire i musulmani dagli USA, ma tende una mano comprensiva e amica al presidente fondamentalista islamico (e dittatore) Erdogan.
Festeggino, fra di voi, quelli che ambiscono a tornare sudditi; a diventare, ancor più di quanto già siano, schiavi e impotenti; mettano la testa sotto terra come gli struzzi, quelli che cascano in panzane tipo "l'isis l'ha creato Illary Clinton".
Tutti gli altri comprendano che, contro questa pattumiera globale, volenti o nolenti, è nel loro interesse sospendere ogni avversione verso le libertà femminili, smettere di aspirare a qualche primato maschile e allearsi con le donne.
Perché, cari maschi, sono proprio le donne custodi e garanti anche della vostra sicurezza e di tutte le vostre stesse libertà.
Articolo illuminante! Sono disponibili studi che mettono in correlazione il grado di parità di genere e il benessere, la giustizia, la stabilità di un paese? Anche se il confronto tra Svezia e Arabia Saudita mi sembra abbastanza intuitivo, vorrei sapere se esistono degli "indici" relativi a tutti i Paesi del mondo. Grazie mille.
RispondiEliminaCOME VOLEVASI DIMOSTRARE:
RispondiElimina1. mentre il fascistone Trump annuncia ALLEANZA con fascistone Putin per "lottare insieme contro l'Isis";
2. intanto nella Russia di Putin si prepara la depenalizzazione della violenza domestica contro donne e bambini:
http://www.independent.co.uk/news/world/europe/russia-decriminalise-domestic-violence-vladimir-putin-ultra-conservative-family-laws-a7541371.html