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lunedì 2 febbraio 2015

Così parlò Mattarella: sul virus che intacca i partiti, e sul valore e la qualità dei rapporti

La politica dei cittadini ha pubblicato una parte dell’eccellente intervista rilasciata da Sergio Mattarella il 17 febbraio 1989, tre anni prima del ciclone di Mani Pulite, a Giampaolo Pansa in merito alla crisi dei partiti e, in particolare, del suo, cioè la Democrazia Cristiana. 
(…) parole molto schiette e preveggenti. Le sue considerazioni evidenziano problemi ancora parzialmente attuali nel nostro sistema politico ed evidenziano il contributo che deve venire dalla società civile se si vuole rinnovare davvero tale sistema: “Bisogna cominciare dallo stato del tesseramento. E’ molto gonfiato e questo rende dubbia la legittimità della rappresentanza nel partito. Il Chi rappresenta Chi e in virtù di che cosa. E c’è di peggio. I tanti padroni delle tessere in sede locale paralizzano la vita della DC. I leader nazionali sono prigionieri di questi concessionari del marchio democristiano. Ne nasce un rapporto inverso a quello normale: non comandano i vertici del partito, bensì i gruppi periferici che sono i veri padroni dei vertici nazionali. C’è poi un secondo male. Non è soltanto della DC, anche se noi democristiani ce ne stiamo accorgendo prima di altri. Il reclutamento dei dirigenti in periferia  avviene per linee sempre più interne: i partiti pescano i loro quadri soltanto tra i professionisti della politica già all’opera nelle correnti, nelle sub correnti o nelle istituzioni. Questo rende i partiti asfittici e sempre più distanti dal loro retroterra sociale. Infine i quadri selezionati in questo modo risultano mediocri. Anche la DC si trova in questa trappola molto rischiosa. Dobbiamo riuscire a rompere il sistema che Le ho descritto, inserendo nei partiti energie nuove, raccolte dentro la società civile. Oppure i partiti moriranno. Non abbia timore ad attribuirmi questa previsione nera.
In pochissimi anni i partiti italiani diventeranno dei corpi sempre più separati dalla società. E sempre meno qualificati. Nella periferia della Democrazia Cristiana sta già accadendo. Il virus è molto esteso. E rischia di intaccare in modo irreparabile i piani alti del partito”.
Nella sua sola intervista reperibile in rete, Mattarella parla del crescere insieme - attraverso la memoria della sua esperienza di studente e della qualità dei rapporti con docenti e fra amici e compagni di classe:



Ed ecco cosa scrive, per esteso, Gianpaolo Pansa, il 1 febbraio 2015:
Ho conosciuto Sergio Mattarella in un momento cruciale per la Democrazia cristiana e per l’area di Ciriaco De Mita, la sua corrente. I demitiani erano la tribù bianca che poteva vantare una quantità di tipi umani che non tutti i clan della Balena avevano. De Mita svettava sull’intera parrocchia. E ti catturava come pochi sapevano fare. Mi diceva sempre: «Pansa, tu non capisci i miei ragionamenti. Ma se non mi comprendi, come puoi pretendere di intervistarmi?». Clemente Mastella, il suo addetto stampa, m’incoraggiava: «Ciriaco fa così perché ti stima». Riccardo Misasi, il capo della segreteria, amava De Mita e lo riteneva il nuovo Giulio Cesare della politica italiana. Quanto a Mattarella era tutta un’altra storia.

domenica 1 febbraio 2015

Nemmeno stavolta hanno eletto una donna Presidente. Ma almeno...

E così - che strano - a eleggere una donna non ci hanno nemmeno pensato. Ma almeno, a quanto pare, hanno eletto un uomo, e non un quacquaracqua. 
Benché sia partita la corsa di chi cerca i peli nell'uovo - oppure pagliuzze negli occhi avendo travoni nei propri. Un certo Salvini, ad esempio, che fa marce coi fascisti in sodalizi che, a rigor di leggi della Repubblica, dovrebbero essere fuorilegge (e invece se ne stanno lì a ingrassare tranquilli). Bè, costui dichiara: non è il nostro presidente
E per fortuna! e chi volevi che fosse eletto, un fascista?
No, preferiamo uno che seppe dimostrare di sapersi ergere contro veri soprusi - e chissenefrega se negli stessi anni si espresse "contro la minigonna a scuola". Non è perfetto, chi lo è? ma qualche garanzia in più di tanti nomi da accapponare al pelle, che abbiamo sentito, certo la dà. Come scrive oggi Laura Caputo, l'albero lo riconosci dai frutti, l'uomo dai suoi comportamenti, e finora quest'uomo ha fatto 2 cose che ci sono piaciute - anzi 3 e che suonano come un programma: dire poche parole, ma importanti: portare un omaggio alle Fosse Ardeatine e dedicare la sua nomina alla moglie e al fratello ammazzato dalla mafia.
Bè, buon lavoro presidente. Il giorno dell'elezione non si è mancato di notare che un bell'arcobaleno si è stagliato sopra i palazzi del potere…
Speriamo ci porti fortuna. Altrove è già successo. Al presidente Mattarella, e a tutt* noi, facciamo gli auguri anche con le parole di una politica che viene dalla sua stessa terra, la Sicilia. 
Scrive Mila Spicola:
Sono solo gli ideali a iniettare fiducia nelle vene anche quando tutto è perduto. Anche se non convengono quasi mai. E ditemi voi cosa manca oggi, se non la fiducia. Gli ideali disegnano il futuro, se non si vivono vite schiacciate sul presente. 
20 anni in una cella di 3 metri quadrati, Mandela. 
20 anni blindati e poi ammazzati: Falcone, Borsellino, Livatino, Mattarella, La Torre. 
Isolato e poi ucciso: Matteotti. 
In galera per anni: Gramsci. 
Consapevolmente suicida: Leonida alle Termopili. 
No, gli ideali non convengono, ma son quelli che nutrono l’anima collettiva nei momenti più neri e fanno andare avanti individui, popoli, nazioni e Storia. Aiutano a dire no. E’ giusto sopperire ai bisogni dei popoli, meno giusto mascherare come tali mediocri convenienze. Alla lunga le semplici convenienze, singole o di parte, succhiano sangue, spengono motivazioni e bloccano la vera ricchezza di ogni persona. Annullandone l'anelito a una vita superiore. E allora io mi chiedo: cosa conviene di più in una vita se non desiderare di andare oltre la vita per motivi nobili? Se non arrendersi a una vita serenamente retta, in cui le ragioni del rigore, dell’onestà quotidiana, degli ideali siano difesi nella normalità di ogni giornata e trasmessi ai nostri figli nella verità dell’esempio, non nell’ipocrisia di un discorso? Senza il clamore dell’eccezionalità, se no si presta il fianco al pensare che agire così non sia normale, non sia atto dovuto al regalo della vita. 
La Mafia, la disonestà, il basso cabotaggio, le strumentalità del potere e l’assenso ad esso, la sudditanza conveniente che tutto giustifica e tutto sottintende, converranno sempre. Sta a noi vivere d’altro e non di convenienze, pensando che gli ideali non siano un Pantheon eccezionale bensì una regola di vita quotidiana, alla portata di ciascuno e che non sempre ciò che conviene sia bene.
Questo post è stato scritto col sottofondo dello scrutinio per l'elezione del Presidente. Il nome di Mattarella questo mi ha evocato, un tempo di ideali e di fiducia in essi. (Mila Spicola)