La politica dei cittadini ha pubblicato una parte dell’eccellente intervista rilasciata da Sergio Mattarella il 17 febbraio 1989, tre anni prima del ciclone di Mani Pulite, a Giampaolo Pansa in merito alla crisi dei partiti e, in particolare, del suo, cioè la Democrazia Cristiana.
(…) parole molto schiette e preveggenti. Le sue considerazioni evidenziano problemi ancora parzialmente attuali nel nostro sistema politico ed evidenziano il contributo che deve venire dalla società civile se si vuole rinnovare davvero tale sistema: “Bisogna cominciare dallo stato del tesseramento. E’ molto gonfiato e questo rende dubbia la legittimità della rappresentanza nel partito. Il Chi rappresenta Chi e in virtù di che cosa. E c’è di peggio. I tanti padroni delle tessere in sede locale paralizzano la vita della DC. I leader nazionali sono prigionieri di questi concessionari del marchio democristiano. Ne nasce un rapporto inverso a quello normale: non comandano i vertici del partito, bensì i gruppi periferici che sono i veri padroni dei vertici nazionali. C’è poi un secondo male. Non è soltanto della DC, anche se noi democristiani ce ne stiamo accorgendo prima di altri. Il reclutamento dei dirigenti in periferia avviene per linee sempre più interne: i partiti pescano i loro quadri soltanto tra i professionisti della politica già all’opera nelle correnti, nelle sub correnti o nelle istituzioni. Questo rende i partiti asfittici e sempre più distanti dal loro retroterra sociale. Infine i quadri selezionati in questo modo risultano mediocri. Anche la DC si trova in questa trappola molto rischiosa. Dobbiamo riuscire a rompere il sistema che Le ho descritto, inserendo nei partiti energie nuove, raccolte dentro la società civile. Oppure i partiti moriranno. Non abbia timore ad attribuirmi questa previsione nera.
(…) parole molto schiette e preveggenti. Le sue considerazioni evidenziano problemi ancora parzialmente attuali nel nostro sistema politico ed evidenziano il contributo che deve venire dalla società civile se si vuole rinnovare davvero tale sistema: “Bisogna cominciare dallo stato del tesseramento. E’ molto gonfiato e questo rende dubbia la legittimità della rappresentanza nel partito. Il Chi rappresenta Chi e in virtù di che cosa. E c’è di peggio. I tanti padroni delle tessere in sede locale paralizzano la vita della DC. I leader nazionali sono prigionieri di questi concessionari del marchio democristiano. Ne nasce un rapporto inverso a quello normale: non comandano i vertici del partito, bensì i gruppi periferici che sono i veri padroni dei vertici nazionali. C’è poi un secondo male. Non è soltanto della DC, anche se noi democristiani ce ne stiamo accorgendo prima di altri. Il reclutamento dei dirigenti in periferia avviene per linee sempre più interne: i partiti pescano i loro quadri soltanto tra i professionisti della politica già all’opera nelle correnti, nelle sub correnti o nelle istituzioni. Questo rende i partiti asfittici e sempre più distanti dal loro retroterra sociale. Infine i quadri selezionati in questo modo risultano mediocri. Anche la DC si trova in questa trappola molto rischiosa. Dobbiamo riuscire a rompere il sistema che Le ho descritto, inserendo nei partiti energie nuove, raccolte dentro la società civile. Oppure i partiti moriranno. Non abbia timore ad attribuirmi questa previsione nera.
In pochissimi anni i partiti italiani diventeranno dei corpi sempre più separati dalla società. E sempre meno qualificati. Nella periferia della Democrazia Cristiana sta già accadendo. Il virus è molto esteso. E rischia di intaccare in modo irreparabile i piani alti del partito”.
Nella sua sola intervista reperibile in rete, Mattarella parla del crescere insieme - attraverso la memoria della sua esperienza di studente e della qualità dei rapporti con docenti e fra amici e compagni di classe:
Ed ecco cosa scrive, per esteso, Gianpaolo Pansa, il 1 febbraio 2015:
Ho conosciuto Sergio Mattarella in un momento cruciale per la Democrazia cristiana e per l’area di Ciriaco De Mita, la sua corrente. I demitiani erano la tribù bianca che poteva vantare una quantità di tipi umani che non tutti i clan della Balena avevano. De Mita svettava sull’intera parrocchia. E ti catturava come pochi sapevano fare. Mi diceva sempre: «Pansa, tu non capisci i miei ragionamenti. Ma se non mi comprendi, come puoi pretendere di intervistarmi?». Clemente Mastella, il suo addetto stampa, m’incoraggiava: «Ciriaco fa così perché ti stima». Riccardo Misasi, il capo della segreteria, amava De Mita e lo riteneva il nuovo Giulio Cesare della politica italiana. Quanto a Mattarella era tutta un’altra storia.