mercoledì 12 ottobre 2016

Serve un femminismo migrante contro fondamentalismi e fascismi

La violenza maschile sulle donne non ha colore, religione, né cultura ma è trasversale a tutte le società patriarcali perché serve a mantenere uno squilibrio di potere tra maschi e femmine. Tuttavia, sappiamo che vi sono forme di violenza importate con la migrazione, che ricadono principalmente sulla pelle delle donne migranti, quando non sono messe nella condizione di far valere i loro diritti.


Oggi scontiamo il risultato di politiche antirazziste “neutre” che hanno privilegiato i diritti culturali rispetto ai diritti individuali, rafforzando il patriarcato all'interno di alcune comunità migranti. Dobbiamo ricordarci di difendere la LAICITÀ non solo contro i fondamentalisti cattolici ma contro le ingerenze di tutte le religioni che oggi abitano questo Paese nella sfera pubblica e nelle scelte di autodeterminazione delle donne.
L'intercultura è un processo complesso, da curare giorno dopo giorno nel dialogo e nel conflitto, che fallisce se non si mette al centro la salvaguardia dei diritti e delle libertà individuali delle donne. Per questo preferiamo parlare di INTERCULTURA DI GENERE.
Per le donne migranti l’attuale legge sull’immigrazione sottintende un duplice ricatto: da un lato le rende maggiormente sfruttabili nel mondo del lavoro, mentre dall’altro le vincola ai documenti del marito in caso di ricongiungimento familiare. Il permesso di soggiorno può diventare così per le donne straniere uno strumento di controllo patriarcale nelle mani di padroni e familiari violenti.
Le donne richiedenti o beneficiarie di protezione internazionale sono sopravvissute a molteplici forme di violenza maschile. Si tratta di discriminazioni di genere, violenza domestica, tratta a fini di sfruttamento sessuale, difficile accesso ad un sistema educativo e socio-assistenziale efficiente, abusi legati a pratiche tradizionali come i matrimoni forzati (compresi quelli precoci), le mutilazioni dei genitali, gli stupri correttivi; il tutto esasperato da fondamentalismi religiosi sempre più diffusi e radicati e dalle guerre in corso.
In mancanza di corridoi umanitari, le/i migranti sono costrette/-i ad intraprendere viaggi in totale insicurezza. Per le donne il viaggio costituisce un pericolo ancora maggiore, in quanto sono esposte a stupri sistematici usati anche come arma di ricatto per sfruttarle economicamente e sessualmente.
Nei Paesi di transito e d’arrivo, le donne trovano altra violenza. In assenza di politiche che adottino uno sguardo di genere, i centri di cosiddetta “accoglienza”, finanziati con i fondi pubblici, sono spesso teatro di abusi sessisti; fuori dai centri, oltre alla sempre crescente discriminazione razzista intrecciata a quella di genere, c’è la violenza istituzionale di politiche economiche e sociali che, rafforzando povertà e diseguaglianze, ricade doppiamente sulla pelle delle donne migranti.


Nell’attuale contesto di quotidiane violenze a sfondo sessista e razzista, diventa di fondamentale importanza denunciare gli abusi vissuti dalle donne migranti e richiedenti asilo e sostenerle nella realizzazione dei loro progetti di vita.
Per questo chiamiamo alla lotta un nuovo FEMMINISMO MIGRANTE, che sappia tener conto delle differenze di classe e di status che influenzano profondamente le possibilità di autodeterminazione delle donne e che contrasti l'avanzata dei fondamentalismi e dei fascismi Tramaditerre.org


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