venerdì 2 settembre 2016

Se non ora quando? su #Fertilityday

Comunicato ufficiale di Se non ora quando? • Le proteste suscitate dalla campagna per la fertilità promossa dal Ministero della Salute hanno coinvolto associazioni, comitati, reti informali del mondo del femminismo italiano. 
Dalla tutela sociale della maternità (Parlamento,1978) al #Fertilityday (Governo, 2016) scorrono tutte le contraddizioni del nostro Paese rispetto ai diritti delle donne.


Il Governo Renzi, che ha esordito con una rappresentanza paritaria 50/50 tra Ministri e Ministre, ha ben presto accantonato il tema delle pari opportunità ed aumentato la distanza dalle associazioni delle donne impegnate sul tema della violenza. Insensibile a petizioni, appelli, sollecitazioni sul tema della libertà delle donne e sulla corretta applicazione della legge 194, il governo approda alla infelice campagna sulla fertilità. La fertilità è un tema di salute individuale e un fenomeno interessato da determinanti politiche, sociali, economiche, culturali. La campagna lanciata dal Ministero, oltre a contenere messaggi ai confini del bullismo mediatico, svela una concezione del ruolo delle donne da cui traspare l'ideale materno come subordinato al benessere sociale e non come progetto di libertà personale. Lo stesso stereotipo che spiega il basso tasso di occupazione femminile, la disparità salariale, la rappresentazione del corpo e del ruolo delle donne nella tv e sui giornali del nostro Paese e la inaccettabile violenza sui social network verso le donne. Rettifiche e rimpalli di responsabilità servono a poco, se non si definiscono con chiarezza gli obiettivi delle politiche rispettose delle differenze di genere. Saremo insieme alle donne delle associazioni e dei movimenti agli appuntamenti previsti il prossimo autunno, per definire azioni e obiettivi comuni. Le donne - concludono - sono in movimento per chiedere con fermezza dignità, libertà, futuro. Se non ora, quando?

2 commenti:

  1. Non sono convinta che sia gusto mettere alla gogna una donna che, è vero, ha malamente toppato una campagna di comunicazione ma ha sollevato, in un paese fortemente condizionato dalla presenza della chiesa, un problema importante quale quello della fertilità, in forte calo anche per banali malattie infettive a trasmissione sessuale e infatti nel decreto sono previste azioni atte ad individuare i soggetti a rischio e quello della denatalità a forte impatto sociale.
    Personalmente trovo utile che si parli di questi argomenti ovviamente in modo appropriato. Ma la campagna di totale denigrazione della ministra e la negazione di una necessità reale riconducendo tutto ad un "fatto privato" in nome di una "libertà" della donna di fatto fittizia (al mondo capitalistico e consumistico fa comodo che le energie della donna in età fertile siano impegnate al lavoro) penso che sia non solo miope ma anche un modo profondamente conservatore per mantenere le diseguaglianze sociali.
    Il Fertility day è un'occasione per rimettere tutto in discussione. Guardiamo il dito non la luna.

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    1. No, non direi che questi argomenti rappresentino bene la situazione: nessun attacco personale alla ministra, e tantomeno "denigratorio"; tutte le osservazioni fatte (qui in particolare risponderanno, se lo desiderano, le amiche di "se non ora quando?", ma lo si può dire anche in generale): sono critiche basate su fatti concreti: anni e anni di richieste, appelli, chiamate disattese, delle donne ai governi, e più che mai a quest'ultimo, per politiche serie, a partire dall'incaricare una figura competente in relazione ai diritti delle donne (e magari una ministra alle pari opportunità!), a cui sono seguiti solo silenzi o azioni propagandistiche totalmente vuote; è tutta questa frustrazione che ora, insieme al dissenso su questa campagna sciagurata, travolge (anche) la ministra.
      Del resto, già in molte occasioni abbiamo visto che questo governo "manda avanti le donne": a loro fa tirare sassi, mentre ritira la propria mano.

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