giovedì 10 marzo 2016

Il giovane voto femminile in Italia compie 70 anni

Mentre nelle sale esce il film Suffragette (che invitiamo caldamente a vedere!) il voto femminile in Italia compie un importante anniversario. Marzo del 1946: le donne italiane ottengono il diritto di voto. Era solo 70 anni fa. 
Riportiamo qui alcune statistiche riassuntive messe a punto da Openpolis. Prima, però, vi invitiamo a leggervi anche questo riepilogo: qualcosa che, parlandoci della estenuante battaglia che costò giungere alla conquista del suffragio femminile, la dice lunga anche su retaggi da cui si origina lo stereotipo della "femminista-pericolosa-brutta-e-isterica".
Con il diritto di voto le donne hanno anche ottenuto per la prima volta (almeno sulla carta) lo status di cittadine e quindi anche il diritto di accedere alle cariche nelle istituzioni democratiche e quindi di contribuire all'evolversi delle leggi. Grazie soprattutto alle donne elette, da allora ad oggi si sono dunque succedute altre leggi che hanno cambiato vari altri punti della cosiddetta "condizione femminile" (vedi qui il riepilogo di Openpolis). 
Nel frattempo, come sono cambiati i numeri delle presenze femminili nelle istituzioni politiche? Con 277 seggi occupati da donne su 751 (il 37%) il Parlamento Europeo è spesso più paritario dei vari parlamenti nazionali. Questi i paesi che hanno portato più donne nell' Europarlamento: 
Al momento l’Italia, a metà classifica, si colloca poco sopra la media europea, con 38% di presenza femminile). Meglio di noi Spagna (43%), Francia (42%) e Regno Unito (41%); un poco sotto Germania (36%), più giù la Polonia  (24%).

Quante ministre nella storia della Repubblica italiana
Benché, nel 1948, la Costituzione abbia riconosciuto alle donne la possibilità di accedere a incarichi (non tutti!) pubblici e di governo, per i suoi primo 30 anni la Repubblica è stata gestita da esecutivi rigorosamente e interamente maschili. La prima donna ministro fu Tina Anselmi, solo nel 1976. Solo in anni molto recenti (Governo Ciampi) la presenza delle donne raggiunge il 10% (precisamente 10,7%). E la parità numerica (benché brevissima e solo apparente), l'abbiamo avuta solo con il Governo Renzi: 8 ministre su 16, sulla carta, poi le nomine di viceministri e sottosegretari hanno di nuovo sbilanciato i rapporti di forza a favore degli uomini, e poi, con il rimpasto del 28 gennaio 2016, la presenza femminile è stata letteralmente e allegramente dimezzata (dal 50% al 25,4%).


Le donne alla guida delle regioni italiane
In media le giunte regionali hanno una presenza femminile doppia rispetto ai consigli (35 contro 18%); in tre regioni, al momento (Emilia Romagna, Toscana e Marche) gli assessori sono 50e50; solo in Campania il numero delle assessore supera quello dei maschi. In compenso nel consiglio campano la presenza femminile crolla (22%). Il consiglio regionale col maggior numero di donne (32%) è quello emiliano  La posizione peggiore nel Molise (zero donne in giunta) e in Basilicata (zero donne in consiglio).
Le sindache in Italia
Nei Comuni la presenza delle donne è inversamente proporzionale all'importanza del comune stesso, per estensione e popolazione. Sotto i 5.000 abitanti sono donne il 14% dei sindaci, mentre in quelli fino a 20 mila abitanti il 13%. Ma nei Comuni tra 20 e 100 mila abitanti la quota di donne scende al 9%, per crollare al 3% nelle città tra 100 e 300 mila. In quelle ancora più grandi i sindaci sono tutti uomini.

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