martedì 9 settembre 2014

Il business transnazionale dei bambini che vanno in Germania

Con questo post desidero condividere con voi una lettera recentemente inviata alla Corte Europea per i Diritti Umani.
Si tratta di un ricorso che sappiamo essere "sulla scrivania" da anni, ma che pressioni (interne o esterne?) evidentemente politiche vogliono impedire riveli la verità dei fatti e delle violazioni, cioè dell'interesse economico della Germania nel trattenere tutti i bambini delle coppie binazionali, usando gli strumenti comunitari per costruire una legalità di facciata.
Il genitore non tedesco viene criminalizzato dalle sue proprie autorità, le quali eseguono senza verificare le richieste tedesche e lo riducono sul lastrico inviando in Germania tutto il suo patrimonio, la sua pensione e la sua eredità, così come la Germania è riuscita ad imporre con successo all'intera Europa grazie ai Regolamenti.
Anche il titolo "diritto di famiglia" è meramente formale: si tratta di un business miliardario che i Tedeschi si preoccupano di celare, criminalizzando chiunque si opponga o cerchi di rivelarloLa sorte di Olivier Karrer, presidente dell'Associazione CEED (Conseil Européen des Enfants du Divorce), è emblematica.
Per maggiori informazioni consultare il sito che descrive il funzionamento dello Jugendamt. E questa è la lettera:

Milano, 31.07.2014

Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU)
Consiglio d’Europa
Avenue de l’Europe
67075 Strasbourg Cedex
Francia

Ricorso n. XXXXX/2010            
Colombo c. Italia e Germania

Egregi Signori della Corte Europea per i Diritti Umani
Egr. Dott. Cancemi,

con la Sua lettera del 4 luglio 2014 ci chiede di informarLa sugli ultimi sviluppi della mia situazione, poiché le ultime informazioni risalgono al dicembre 2013.
Innanzi tutto La prego di notare che il mio primo ricorso risale alla fine del 2010/inizio 2011; si trattava e si tratta di un ricorso dal carattere prioritario poiché tratta delle violazioni die diritti fondamentali perpetrati contro dei bambini, i miei bambini. Nel 2010 mio figlio Nicolò aveva 8 anni, da allora sono passati 4 anni, cioè la metà della sua vita. Mi permetta di far notare che l’atteggiamento della Corte attraverso questo ritardo non corrisponde a una difesa dei diritti fondamentali, cosa che invece che dovrebbe essere –così credevo- la finalità di questa Corte che avevo adito con fiducia.
Rispetto al dicembre 2013 nulla è cambiato; i miei figli sono condannati a vivere in Germania con il genitore con il quale non avevano mai vissuto dopo la separazione, cioè con il genitore che esercitava un diritto di visita e pertanto non aveva nemmeno il titolo –stando alla Convenzione e al Regolamento- per richiedere il rimpatrio. Il genitore che era stato reputato dal giudice e dallo psicologo [tedeschi] inidoneo ad occuparsi quotidianamente dei bambini [a essere il collocatario] si è ritrovato ad avere un diritto che non deteneva, ma del quale è stato “omaggiato” per poter trattenere i bambini in Germania. Il Tribunale italiano ha “dimenticato” che la finalità della Convenzione e del Regolamento è quella di ristabilire la situazione di vita dei bambini precedente al trasferimento e non di sconvolgerne la vita.
Dal 2010 non ho più rivisto i miei figli. Vivono in situazione di estrema incuria. Da allora hanno cambiato 3 o 4 residenze con il padre che ha cambiato 3 o 4 donne. Nicolò ha cambiato 4 volte la scuola, hanno perso ogni fiducia negli adulti e nelle istituzioni, non hanno più alcun interesse nell’apprendimento (ho qualche informazione indirettamente, grazie ad amici sul posto …) ma sono io che li avrei “sradicati”! Non hanno più nessun contatto con la famiglia, la cultura, gli amici e la lingua italiana, la dimenticano. Tutto questo in un’Europa che si dice patria del Diritto e che predica il bilinguismo.
Io non lavoro più dal 2008, da quando i Tedeschi me lo hanno impedito, e non faccio che studiare il Diritto. Adesso ho un Master universitario in Tutela, Diritti e Protezione dei minori (30 e lode), sono cioè titolata per giudicare la capacità genitoriale degli altri genitori, ma mi si impedisce di occuparmi dei miei propri figli.
In Germania, da dove il mio ex-marito continua a reclamare soldi (la vera finalità di tutto ciò che ci è stato fatto subire), il giudice familiare mi ha definitivamente negato il diritto di difesa negandomi il gratuito patrocinio sulla base del diritto tedesco che prevede il patrocinio in caso di introiti modesti, ma soprattutto in caso di buone prospettive di vittoria nel procedimento. In pratica lo stesso giudice familiare chiamato a decretare saprebbe in anticipo se ci sono per me possibilità di vittoria, ancora prima che si inizi il procedimento: un bell’esempio di equo processo e di diritto di difesa che sarà l’oggetto di un nuovo ricorso, indipendente dagli altri, e che riceverete presumibilmente questo mese di settembre!
In Italia ho preparato, insieme ad altri giuristi, una proposta di modifica della Legge 64/1994 con la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Aja. Questa legge fa dell’Italia il solo paese che prevede di fatto un solo grado di giudizio nei procedimenti con richiesta di rimpatrio: dopo il primo grado, la decisione è immediatamente esecutiva con la forza e non può essere sospesa, neppur ein presenza di un accordo tra i genitori (come nel mio caso). Il ricorso in Corte di Cassazione (con i costi e le limitazioni che questo comporta) non serve assolutamente a nulla, dato che i bambini saranno stati ormai rimpatriati da oltre un anno e il tribunale tedesco, durante questo lasso di tempo, avrà tolto definitivamente e in contumacia tutti i diritti al genitore italiano, sulla base tra l’altro della stessa decisione italiana di primo grado.
L’impossibilità di sospendere l’ordine di rimpatrio anche in presenza di una sentenza di Cassazione favorevole mi ha impedito di rientrare a casa e ha fatto aprire il procedimento penale nei miei confronti (ancora in corso), considerandomi quindi responsabile delle decisioni [alquanto opinabili] del legislatore italiano!
Dott. Cancemi, Illustri Giudici della Corte, non ci sono altri sviluppi da segnalare, ai miei figli è stata rubata l’infanzia, hanno perso la persona che era –all’unanimità- il punto di riferimento nella loro vita, sono stati trasformati in tedeschi puri, sanno che la giustizia –per lo meno fino ad ora- non è stata che una parola priva di significato, sanno che il loro padre ha fatto tutto questo per finalità economiche, come d’altronde le migliaia di genitori tedeschi che, sostenuti dallo Stato tedesco, si sono arricchiti a spese del genitore non tedesco, distruggendo la vita dei propri figli.
Rimane da porsi soltanto una domanda: questa Corte avrà la forza di ristabilire la giustizia nonostante le pressioni tedesche (e italiane, dato il ruolo dell’Italia di collaboratore attivo in tutte le violazioni) e soprattutto prima che i miei figli diventino adulti e distrutti per sempre?
Vogliate gradire i miei rispettosi saluti

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