domenica 14 settembre 2014

Giro della Toscana 2014: cicliste in divisa da bambola gonfiabile. Cioè da stupro

La Colombia è un paese molto colpito dal femminicidio. Eppure, sul sangue delle donne c'è sempre chi ha voglia di scherzare. Alla presentazione del Giro di Toscana la squadra femminile della Colombia s'è presentata sul palco in divisa da stupro: le cicliste apparivano come denudate, letteralmente pronte per l'uso: dal sottoseno fino all'attaccatura delle gambe. 
Una sfilza di donne in mostra al mercato della carne. Ecco cosa sembravano le atlete che - come da copione - sono obbligate pure a sorridere. Le divise ufficiali della squadra sono infatti disegnate con l'area del bacino, fino alle cosce, color carne, con tanto di enfatizzazione della curva del pube.
Che dire: su twitter @Femicidealerts ha scritto: volevo scrivere due righe su sta cosa, ma mi sento solo di dire: femminicidio.
Si, un'istigazione vera e propria - che, grazie al cielo, non è stata bene accolta. Le reazioni non sono state di apprezzamento ma di indignazione: "il mondo dello sport si è immediatamente schierato contro questa decisione. Le donne non sono merce da mettere in mostra, in nessun campo e in nessun caso". Una squallida trovata, alquanto fuori luogo: nella violenza globale contro le donne, infatti, non solo la Colombia non fa eccezione, ma si trova molto ben piazzata. Nei primi 6 mesi del 2013, nel Paese sono state massacrate ben 514 donne – per la maggior parte fra i 30 e i 34 anni. Lasciando dietro di sé scie di orfani e famiglie distrutte. Il primato alla regione della Valle del Cauca, con 144 femminicidi, seguita da Antioquia con 68, e altri 56 nella sola capitale, Bogotà. I dati, raccolti nell'ambito delle ricerche per i rapporti dell’Istituto di medicina legale di Bogotà, sono stati verificati dal Gruppo Centro Nazionale di riferimento per la violenza.

La situazione è tanto grave che il Comitato delle Nazioni Unite (ONU) per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne, ha chiesto al governo di Juan Manuel Santos maggiore impegno contro la diffusione endemica, e sostanzialmente impunita, dei crimini contro le donne.
E' così che, grazie alla battaglia condotta dalla senatrice Gloria Inés Ramírez, la Prima Commissione del Senato colombiano ha approvato recentemente un disegno di legge, composto da 10 articoli, che definisce il femminicidio come un reato distinto ai sensi del codice penale, che corrisponde a un omicidio aggravato. Il disegno di legge include alcune misure preventive, come  l’istituzione cattedre per la parità di genere; inoltre meccanismi di consulenza legale per le vittime e la creazione di un Sistema nazionale di statistica sulla violenza domestica.
Ma manca ancora, evidentemente, qualche informazione utile a coloro che - come le società sportive -  dovrebbero far da ambasciatori dell'immagine della Colombia nel mondo.  

7 commenti:

  1. ok quelle magliette sono di pessimo gusto ma a me non sarebbe mai venuto in mente il termine "divise da stupro" perchè non esistono abiti da stupro

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  2. Totalmente d'accordo con Paolo Scatolini qui sopra.. che titolo orrendo, trasuda più maschilismo latente del comportamento che vuole denunciare!

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    1. quel termine continua a non piacermi. Scusate

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    2. L'osservazione di Paolo è giusta… come già ho avuto modo di specificare in un commento su fb, NON esistono "abiti da stupro" (ognuna si vesta come le pare, e nessuno si senta autorizzato a fare distinzioni in merito). Ma qui il problema è un altro: e cioè che si gettano sul palco delle donne camuffate da bambole gonfiabili, è in questo senso che si legge un'istigazione allo stupro. Che ce ne rendiamo conto o meno. La definizione non piace neanche a noi.. in effetti - ma nemmeno la parola guerra ci piace, se esiste è perché esistono le guerre

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  3. ahahahhahah scusate se mi faccio 4 risate (AMARE) - ma questo va messo negli annali della inesauribile arroganza maschilista:

    1. premessa: sul sito tuttobiciweb esce un pezzo molto ben fatto sulla cosa (critico, ma fin troppo equilibrato), questo http://www.tuttobiciweb.it/index.php?page=news&cod=72226&tp=n

    2. e la società del team Colombiano (quelli - vi cito - "che dovrebbero far da ambasciatori dell'immagine della Colombia nel mondo") risponde ESIGENDO addirittura una rettifica, come fosse un reato non applaudire alla loro orripilante trovata. Non scherzo, giuro, tutto vero- ecco il comunicato UFFICIALE:

    "Spettabile redazione,
preso atto di quanto pubblicato in data odierna sulla Vs. testata on line tuttobiciweb.it con riferimento al titolo GIRO DI TOSCANA. CHE TRISTEZZA, IL NUDELOOK DELLA COLOMBIA, la direzione del comitato organizzatore del ventesimo Giro Ciclistico Internazionale della Toscana Memorial Michela Fanini, visionato il materiale fotografico da Voi, contemporaneamente in possesso di pari materiale fotografico a cura del service fotografico dell’organizzazione, è in grado di poter smentire quanto riportato, nel pieno rispetto delle squadre, delle atlete, nella piena consapevolezza che alcuna norma del comune senso del pudore sia stata neppure messa in discussione, nel contemporaneo pieno rispetto dell’etica sportiva e del rispetto della persona come valore primario a capo di quanto si ritiene primario tutelare.

    La formazione colombiana Bogota Humana Solgar San Mateo si è presentata alla cerimonia di presentazione ed alle successivi competizioni sportive in programma nel Giro della Toscana con abbigliamento pienamente conforme alle normative dell’Unione Ciclistica Internazionale ed altresì pienamente rispettose del rigore di presenza e partecipazione da sempre richiesto ed ottenuto dagli organizzatori.
 
Si è pertanto a chiedere una Vostra pronta e completa smentita con riferimento a quanto riportato, da rivolgere in modo particolare alle atlete direttamente coinvolte nello spiacevole Vostro episodio mediatico, a piena tutela dell’atleta come donna e nella piena sintonia dei valori da sempre espressi da una competizione di livello internazionale come il Giro della Toscana Internazionale Femminile.
 
In attesa di Vostro gradito riscontro, distintamente salutiamo.
 
Si allega ns. foto con riferimento a quanto accaduto".

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  4. La violenza sulle donne è un problema troppo delicato per lasciar passare uscite 'boldriniane' come questa che diluiscono l'efficacia della vera educazione e della vera informazione sul tema. Non so se pensare a una esagerazione accidentale o a una forzatura cosciente. In entrambi i casi l'approccio sloganista e strillone non trasmette l'idea di un impegno serio. Che dire, dispiace.

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    1. che dire: si, dispiace. Lasciamo stare la Boldrini, riguardo alla quale dovremmo semmai ricordare cosa ha incassato - dai più violenti molestatori mediatici (e non). Ma in tema: l' "approccio sloganista e strillone" non è l'oggetto del contendere. L'indignazione, si sa, non invita ai toni pacati, ma lei caro Antonio avrà notato che qui non si insulta nessuno.
      Si rileva un fatto elementare: queste atlete sono state messe in mostra nella rappresentazione di una bambola gonfiabile, cioè di un oggetto in cui la sessualità maschile viene scaricata, letteralmente, né più né meno che come un bisogno fisiologico. La difesa più comune di questo gesto (la cui pericolosità consiste nel ruolo di alimentare una mentalità già fin troppo diffusa) consiste nel supporre che non abbiano "fatto apposta".
      Non solo è surreale, pensare che non si "siano accorti" (ha idea di quante prove e discussioni hanno luogo nel processo di progettazione di una divisa che diventa il simbolo stesso di una qualunque squadra?). Ma se anche fosse vera una simile assurdità, l'organizzazione della squadra avrebbe dovuto scusarsi. Invece - invece la sua reazione è stata di inaudita arroganza, a rincarare la dose di un atto di comunicazione irresponsabile e violento: guardi il commento precedente al suo! che abbiamo prontamente verificato: http://www.tuttobiciweb.it/index.php?page=news&cod=72253

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